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Visualizzazione dei post da maggio, 2012

UNA FEDE COSI'

Ed eri nato per questo, fare il prete come non usa più UNA FEDE COSI' Pare un racconto di Giovannino Guareschi, e non solo perché il suo sfondo è il Grande Fiume che scorre lungo un Mondo Piccolo e s'incrocia, ogni tanto, con altri fiumi, meno imponenti ma ugualmente tetri, carichi di fantasmi. È lo strazio dell'umanità che contiene. Una mattina un prete di campagna, preoccupato per il terremoto che ha già danneggiato la sua chiesa, decide di entrare a prendere la statua della Madonna, prima che altre scosse le facciano del male. E, proprio mentre la sta portando in salvo, il terremoto si scatena e lui ci muore sotto, schiantato da una trave, abbracciato alla sua Madonnina. Chissà se ha avuto il tempo di pensare, don Ivan, che sorrideva sempre, dicono i suoi compaesani, e aveva la faccia contadina, serena e un po' stravolta da calciatore anni '60, di quelli che venivano su dalla Bassa. Un buono, un mite. Girava per ospedali e carceri, andava a trovare i

TUTTI NEL GANGE

Avanti, c'è posto TUTTI NEL GANGE Lista “civica” (va di moda) Saviano, benedetta da De Benedetti, dal Fatto quotidiano (ma non erano antagonisti a Repubblica?) e con dentro più o meno tutta la sinistra: l'inoccupato Bersani ha detto “Acco, bravo!”. Domande. È giusto, è decente, è morale che un (presunto, molto presunto) scrittore si presti a tutto questo? È dignitoso o è da malati pretendere a 30 anni e con un solo libercolo di rappresentare il paese, anzi la parte sana del paese? Era già tutto predisposto? Che senso ha? Chi c'è dietro? Va di moda l'antipolitica, i politici di professione fanno schifo, i digiuni di politica sono puliti e laureati, come dice Grillo: ma chi l'ha detto che sono capaci di fare politica? Perché hanno firmato un catalogo di scopiazzature sulla camorra? Perché facevano la pubblicità dello yogurt? Saviano, tra un apostrofo sbagliato e l'altro, confonde capitalismo, democrazia e mafia, Grillo dice, per interposto Casaleggio, q

TERREMOTATI E STRAGISTI

Ma abbiamo proprio bisogno di mantenere 'ste facce da cazzo? TERREMOTATI E STRAGISTI A volte cercare d'essere onesti, intellettualmente onesti, è ancor più sgradevole perchè già sai che finirai frainteso, ascritto a furor d'idiozia al soldo di qualcuno che invece detesti e dal quale non hai mai ricevuto neanche un bottone. Berlusconi, fatalmente, che fosse per me non sarebbe mai diventato presidente altro che del Milan, perché mai mi sarei sognato di votarlo, a differenza di molti berlusconiani della prima ora e poi grillini dell'ultima. Però, se l'onestà intellettuale è un impulso del cervello, allora non si può fare a meno di ragionare: come mai per il terremoto a l'Aquila strillarono tutti come aquile, per prima qualche comica scombinata come la Guzzanti, che, per i posteri, è la mente illuminata e schierata contro: il capitalismo, la finanza, la mafia, e si è ritrovata truffata di 400mila euro consegnati a un sodalizio di capitalisti finanziari in

RICCHI DENTRO

Hanno qualcosa RICCHI DENTRO Questa sera, poco fa, mentre aspettavo mia moglie, come in un idillio un po' melenso, vagheggiando quel particolare collasso del giorno che sta tra la fine del pomeriggio e l'inizio della sera, quella frattura tra non più e non ancora, quando tutto sembra uguale ma tu impercettibilmente cogli che tutto sta cambiando, ha già cominciato a cambiare ed è come se l'aria si scuotesse per cambiarsi d'abito e mettersi più in libertà, più leggera, e il tuo corpo non sai come, pianta pensante, riceve vibrazioni diverse, si prepara al mondo che si spegne accendendosi, ai lampioni che si scaldano, ai fari delle macchine che occhieggiano, alle vetrine sul punto d'illuminarsi e non puoi fare a meno di lasciarti rapire per un posto che non c'è ma che c'è sempre stato dentro te, implodendo in fondo a un capogiro che ti blocca immobile e teso come un gatto che non lo sa neanche lui cos'ha sentito, l'eco di pensieri di là da venir

HAI FATTO BENE

Dalla nostra giostra di follie HAI FATTO BENE La verità E' che siamo sconfitti Relitti senza denti, contenti del nulla Che abbiamo, cadenti Come case vecchie Piene d'assenze, ricche Di mancanze E ricorrenze inutili Patetiche Decrepite La verità E' che ci annoiamo Coll'immenso vuoto stretto in mano Aride piante grasse Sterili di pianto Per l'eroismo d'un santo quotidiano Lo stupore d'un bacio, uno scudetto Il record dell'outsider contro tutto Il Pulcinella perfetto di Totò Il Geppetto struggente di Manfredi E ancora un altro concerto degli Stones Stiamo in piedi Senza saper che fare. Incerte Proiezioni senz'anima, cloni Di noi stessi, danze pornografiche In un mondo che è un albero di Natale Di luci stroboscopiche e truci, uno sbando Assurdo, incomprensibile. Inservibile Piante immobili, disperse in un deserto Di sorda solitudine annegate Deprivate d'un fato rinnegato Balliam

UNA SENTENZA DA DISCUTERE

UNA SENTENZA DA DISCUTERE Ma non è vero che una sentenza va accettata e basta, accettarla non implica la censura alla logica, al cervello. Come è possibile che l'asilo degli orrori di Rignano Flaminio non esistesse? Anni di accuse al limite del pazzesco, sevizie sessuali a bambini di pochissimi anni, cancellati da una pronuncia marmorea, “i fatti non sussistono”. E se non sussistono, cosa hanno visto quei bambini, le loro famiglie, le legioni di psicologi, di tecnici, di periti, i carabinieri e il pm Marco Mansi, che tra l'altro ricordo perché ha esercitato a Fermo nei miei primi anni di cronaca giudiziaria? Mansi aveva chiesto una carriolata d'anni di galera. Glieli hanno scaricati sui piedi, a porte chiuse, con le famiglie che prendevano a calci e pugni la porta della camera caritatis. Una cronista del Corriere, Maria Volpe, ha espresso la sua indignazione “di donna e di mamma”, della quale non può fregarci di meno perché il diritto narcisistico, mammario, mammell

STAZIONI

Non sai che ci si muore STAZIONI Stazioni, tu le vedi passare Le attraversi e non sai Che ci si muore Su una panca riversi mentre suore Stendono una coltre di squallore Oltre le traversine del dolore Bianche di sole, nere nelle vene Di banchine piene d'impazienze Quadriglie d'echi, danze di stridori Di destini che deragliano strani Le stazioni. Con i suoi gerani E le rovine di quei casermoni Coi finestroni rotti come denti Distratti, ostelli di ratti, Spenti graffiti. Le vorrei viaggiare Fiutare ogni volta le atmosfere Specie quelle che non si può dire Ma il treno parte. Nega l'avventura Della morte da vita travestita. C'è una calma qui che fa paura Spalma un velo di gelo che t'annega Nel capolinea di ogni verità Di tutti i sogni che non farai più Un megafono graffia l'aria scura Soffia addosso a un uomo la premura E il resto della notte resta là In quella folle tragica città

GIOVANE DI BRINDISI: VA' AFFANCULO

Siete già morti. Di fama GIOVANE DI BRINDISI: VA' AFFANCULO Ma che cazzo ci sta a fare, la ragazzina della scuola di Brindisi dove hanno fatto saltare tre bomboloni, sul palco celebrativo della strage di Piazza della Loggia di Brescia di 38 anni fa? Una nata quasi un quarto di secolo dopo quella bomba orrenda, costata 8 morti e 100 feriti e una lunga stagione senza giustizia. Che ne sa quella tronista dell'antimafia degli assorbenti? Siamo già al dilettantismo del professionismo? Al vittimismo a gettone (di presenza)? Al reducismo adolescenziale? Alla categoria aristotelica o kantiana del “giovane di Brindisi”? Ce lo ritroveremo dappertutto, in ogni ricorrenza, istituzione, partito, reality, talk show, stadio, discoteca, orgettina, chiesa, nella solita celebrazione warholiana della celebrità pop? Che c'entra quella mocciosa se nessuno ha ancora potuto scomodare il terrorismo (o la mafia, che c'entra ancora meno con la strage di Brescia) per il gesto alla sua sc

NON SANNO QUELLO CHE VEDONO

NON SANNO QUELLO CHE VEDONO Anvedi, naitmère Che infatti pareva strano, buttata là così, in modo situazionista, la bomba o non bomba di Grillo, uno che pare sempre sul punto di chiamarle, le bombette, come in Valsusa, come quando dice che, cazzo culo fica merda, ci stanno rubando anche le mutande (anche se tra le sue, foderate d'oro, e quelle sbrindellate di chi non ha Ferrari, yacht e villona c'è ancora margine), “cosa farebbe oggi un partigiano?”, che pare una nuova chiamata alle armi nell'equivoco tragico delle BR. Bomba o non bomba, bomba o non bomba, arriveremo a Parma ma anche a Roma dove c'è... Antonello Venditti. Il padre legittimo della formula, quello che merita i diritti d'autore. Venditti, il famoso cantante, se la memoria non ci inganna, ospite anni orsono di un altro yacht, quello dell'allora signora Daniela Fini (che oltretutto è laziale); quello che ancora ieri, diciamo ieri per dire proprio ieri, alla vigilia delle amministrative, dicev

LA VITA E' DOLORE - lettere

non sono poi così tante 23 pagine, ma tra famiglia e impegni lavorativi, anche 23 pagine rappresentano un impegno notevole; ma ci tenevo e le ho lette tutte, subito dopo il post su "amici miei" e alla fine l'ho trovata un'altra pagina del tuo diario. spesso si confondono i ricordi delle trame del Dottore con quelle delle tua vita, del tuo dolore. è difficile dare un parere senza entrare nel personale, pertanto, per questa volta mi astengo. mi piace comunque leggerti perchè riesci a camminare sul filo rischiando di cadere ma senza rete di salvataggio; l'accetti così com'è, un po' come house. altre 2 cose: non hai mai distinto house da laurie. fa piacere aver letto anche di lost, medium e ER, altri telefilm che ho amato (ER in particolare). ciao e grazie gianni  Per info e download, cliccare su questo link

IL FARO N. 21 - ANTEPRIMA

IL FARO N. 21 - ANTEPRIMA LA SCOPERTA DELL'ACQUA CALDA Tanto stress, poca concentrazione: sono le conseguenze del continuo flusso di mail cui sono spesso sottoposti gli impiegati negli uffici. Se invece la posta elettronica viene "zittita" gli interessati riescono a concentrarsi molto più proficuamente sulle attività che stanno svolgendo...   IL VERO PERICOLO DEL NUCLEARE Se si leggono le 4 pagine di rivendicazione dell'attentato al manager Adinolfi, gambizzato a Genova una settimana fa dal Fai, questo pulviscolo terrorista che va dai centri sociali alle neobrigate rosse, si nota che la condanna dell'amministratore di Ansaldo nucleare si è decisa anzitutto per una frase: “Dei diecimila morti in Giappone non uno è da attribuirsi al nucleare”...   PIU' LAQUALUNQUE DI COSI' Berlusconi non c'è più e pigliarsela coi cosiddetti tecnici non tira, specie se ce li hai, o ti hanno, in casa. Qualunquista, dite? Certo che sì, è il La Qua

GOMITOLO DI FERRO

GOMITOLO DI FERRO Alla fine quel che doveva essere non è stato. La cattura del colpevole, dei colpevoli di aver messo tre bomboloni davanti a una scuola, da facile, imminente che pareva ha preso tutto un lungo giro, arabescato, per arrivare alla sua conclusione più deprimente: l'impotenza. E bisognava complicarla, la faccenda, perché questa è l'esigenza dell'informazione diventata intrattenimento (c'è un termine anglosassone apposta, infotainment), della confusione più o meno surreale tra vero e verosimile, reale ed iperreale. C'è la solita titubanza di investigatori e soprattutto inquirenti, indecisi a tutto tranne che a mostrarsi in televisione come aspiranti tronisti, con il che finiscono per darsi sulla voce come galletti di un grottesco pollaio. C'è la rete dei social network, nella quale ormai entrano anche i siti dei giornali, che non aiuta, che lascia diffondere prima l'identikit di una persona sbagliata, uno straniero addirittura, per un alt

SENTO

Nella brezza sgomenta che accarezza SENTO Io sento Qualche cosa allargarsi dentro Ma che non posso nominare invano Perchè non credo a quel racconto strano D'un Bambino, di un prodigio e Magi Senza meta dietro una cometa Sento qualcosa ma non è speranza E' uno spazio colmo di vacanza E' quello che mi manca e che mi stanca Cercare. È il sentir morire L'illusione della provvidenza. Eppure sento Nella brezza sgomenta che accarezza La valle, io teso la sento Questa cosa allagarmi dentro Non riposa mai. Si posa al centro Non dello strazio tatuato sulla Sindone Ma dell'assenza d'un dono misterioso

OPORTET, PRODEST

Vai al diavolo, Bertone OPORTET, PRODEST Quando scoppia un botto grosso nell'informazione, e fa “scoop!”, non bisogna perdere tempo a fare “oooh”, come i bambini di Povia, ma chiedersi: cui prodest? Perché niente accade per caso nell'informazione, e soprattutto niente accade fuori tempo, mentre tutto o quasi accade per tempo. La tempesta perfetta in Vaticano ne è un esempio. Fuori l'ennesimo banchiere ladro allo Ior, Gotti Tedeschi (ma se ne troverà mai uno, con le mani pulite, nella banca del papa?), fuori il “corvo” che passava le carte private del pontefice, che un po' dovrebbe imbarazzarsene. Questo corvo lo mormoravano in tanti, da tempo tempo (se vado a scorrere a ritroso questo blog, mi sa che qualcosa avevo già accennato, a futura memoria). È quello che spifferava a Nuzzi e a gente del Fatto, e lo faceva non per bonificare la Chiesa, il Vaticano o per altre nobili cause spirituali, ma per brutali ragioni di cruda realpolitik tra le mura di Pietro. C

LE OMBRE NEI PENSIERI

LE OMBRE NEI PENSIERI Ieri son rimasto tutto il giorno inchiodato a un brano che non è neanche una canzone, è un tema musicale. Quello di Amici miei . Lì Carlo Rustichelli, che era un mago delle commozioni per immagini, come Riz Ortolani, Piero Piccioni, Ennio Morricone, Nino Rota, Stelvio Cipriani, tutti stregoni che facevano, volendo Tom Waits 30 anni prima di Tom Waits, disegnando scenari d'incubi tanto sottili da penetrare nelle fibre dell'anima, lì Rustichelli, dicevo, si è comportato proprio da carogna. Quel tema è semplicissimo, basta conoscere un po' i modi e andarci su e giù. Però non si può resistere, piombi in una malinconia vertiginosa, t'immagini come poteva (può) essere triste, cupa la Firenze un tempo medicea, in quei mezzi Settanta dove cinque disperati se ne fottevano del riflusso, delle ideologie, della crisi e tiravano a campare ammazzandosi di beffe. E dire che Monicelli di incazzatura politica era intriso, c'è morto, perfino. Suicida

FORMIGLI, NON SERVILE MA DEFERENTE

Vagamente sull'attenti FORMIGLI, NON SERVILE MA DEFERENTE Onestamente, l'intervista non l'ho guardata e di più non saprei dire. In compenso ho colto qualche impressione su singoli momenti, singole sequenze. E allora, se il linguaggio del corpo conta qualcosa, si vedevano due posture a confronto: quella del potente, appoggiato su se stesso, la schiena bene contro lo schienale, forse appena sollevata, indice di un accenno di disagio ma non per la situazione quanto per il messaggio da emanare; e quella di uno vagamente sull'attenti, che stava bene attento a non irritare o altrimenti contrariare o perfino contrastare il potere, malgrado le maniche di camicia orgogliosamente fatte su. Una sequenza poi l'ho anche ascoltata: Monti che parla con voce metallica, da bancomat, dice niente ma insiste su un concetto: io vi ho salvato, io vi sto salvando, facevate la fine della Grecia. Formigli che, cogliendo immediatamente lo zeitung, batte e ribatte, in modo apparente

LA VITA E' DOLORE - estratto 1

  E' USCITO Per scaricarlo, cliccare su questo link   Di sofferenza o di gioia, di bambini o di vecchi, noi siamo le nostre lacrime. In mezzo ci scorre la vita.

NEL SILENZIO DI UN TRAMONTO

La Rassegnazione, Riccardo Antonelli NEL SILENZIO DI UN TRAMONTO Ci sono momenti in cui torna fuori tutto. Tutta l'insicurezza che credevi d'aver vinto. Quel senso d'inadeguatezza. La sensazione di non aver niente da dire, e che sia meglio tacere. Allora non ti serve più l'età che hai conquistato, gli anni spesi ad esserci, a raggiungerti. L'esistenza di cui sei fatto evapora, si azzera. I rari applausi, i fiaschi innumerevoli, il coraggio di accettarli, non ci sono mai stati. Sei ancora quel ragazzo che cercava se stesso, che sbagliava per la paura di sbagliare, che non avrebbe vinto mai. Solo che adesso non sei più un ragazzo, sei il suo fantasma, qualcuno a cui la vita non è servita. E una stanchezza t'invade, fatta di rassegnazione, di distacco, la consapevolezza che non c'è più niente da fare, e che non è necessario fare niente. Tutte le distanze che hai colmato, i ponti che hai steso, le presenze che hai toccato, non significano niente. Tutt

ANTIMAFIA SPETTACOLO

Morti per cosa? ANTIMAFIA SPETTACOLO L'antimafia da professionismo a spettacolo. Mai come quest'anno la strage di Capaci (e già è in vista quella di via d'Amelio) è stata riletta come ricorrenza quasi festaiola, ad un passo dall'allegria. Il profluvio di fiction, tutte più o meno mediocri, fatte nella Roma ministeriale, non nella Sicilia di Riina. Le baracconate delle “navi della legalità”. I bambini in processione. I palloncini volanti. Le magliette con i volti dei due giudici. Le parole vuote, stanche, false, retoriche dappertutto. Ci si è messa anche la mancata strage di Brindisi, quella dei bomboloni davanti alla scuola, scomodata, tirata a forza dentro l'alone del terrorismo mafioso. Tutto per cosa? Per gli articoli di una stampa senza più niente da dire, per le liturgie di una politica senza più niente da insegnare, per le processioni di una magistratura senza più niente da scoprire: neppure sono capaci di trovare il demente che ha ucciso una student

PIERROT

Padre non mi lasciare ora che sei ricordo PIERROT Se questi pochi attimi fuori dall'inferno Durassero in eterno, non sarebbe divino? Se questi rari istanti quando sorridiamo E non ci pare un crimine fossero cristallo Di lacrime di tempo che non si rompe e splende Alla pioggia di raggi d'un complice sole Non sarebbe bello, dimmi, non sarebbe bello Se quando dico ti amo mi capissi davvero Se i momenti d'incontaminato amore Fossero avventure di cartoni animati Dall'ovvio lieto fine, infrangibili e puri Se fosse l'impossibile vero solo a volerlo E la morte soltanto un mostro d'alabastro E ogni giorno un inizio, ogni sogno un indizio Di quello che ci aspetta, aiuole di gioia Colmando abissi vuoti dove siamo arenati Calmando idee trovate sopra spiagge di sassi E la rinuncia che scende nel niente che siamo Colle mani sapessimo prenderla e asciugarla Invece di tappare voragini nell'acqua Riflesse in un cielo troppo o

LA VITA E' DOLORE - uscita

  E' USCITO Per scaricarlo, cliccare su questo link   Dedicato ad uno dei personaggi più complessi, appassionanti e umani mai apparsi in televisione, questo breve saggio si sofferma sulla dimensione del dolore, dei suoi comandamenti, delle sue ferite che cicatrizzano ma non guariscono mai del tutto, non scompaiono. House è il dolore, ne ha il volto, la grandezza e la meschinità e sa interpretarlo in modo sorprendentemente eccentrico, rovesciato rispetto alla totalità del genere umano. Ne deriva una condizione di solitudine immedicabile, che tuttavia è l'unica possibile per salvare vite umane. Le vite degli altri. House è uno che si immola, sia pure con cinismo, è una fiammella che si consuma per illuminare gli incerti passi di chi ne invoca l'aiuto. Mentendo, perché tutti mentono. Tra filosofia e rock, un volo radente su una serie fantastica e su un personaggio che non potremo dimenticare, anche se ormai ci ha salutato, lasciandoci a camminare sulle n

LA VITA E' DOLORE - conto alla rovescia

L'episodio finale è arrivato, e il libro è pronto. Tra poche ore sarà disponibile per il download via Smashwords, al link che segnalerò sul blog e sulle mie pagine facebook. Non preoccupatevi, ho trovato un modo per raccontare (anche) il finale senza svelarlo. Se posso dirlo, sono particolarmente orgoglioso di questo lavoro, che era cominciato come un semplice passatempo personale ed ha finito per salire ad un livello davvero diverso. Lo propongo con gioia, con l'entusiasmo di un sommesso orgoglio.

IL FARO 20 - ANTEPRIMA

IL FARO 20 - ANTEPRIMA   REHAB 1 Io non sono mai stato un buffone e sono saturo di mine vaganti, che una volta scoperte evaporano. Di anonimi che tradiscono un cattivo odore fin troppo riconoscibile. Di stupidi convinti che vivere sia rovinarsi e rovinare la vita. Di improbabili, patetiche sirene. Di squallide storie che finiscono peste e legate sotto un palo... UN SOGNO Eravamo agli inizi degli anni ’90, dopo 40 anni di Democrazia Cristiana il popolo italiano si destava dal torpore, si riconosceva in quelle immagini davanti al Ritz dove un gruppo di persone gridava sventolando le vecchie 1000 lire: “Bettino vuoi pure queste?”... MA IO ODIO LA BICI Perché mi è andata sui coglioni la bicicletta? Perché è stata ideologizzata come tutto in questo Paese. Un tempo era santamente qualunquista, la inforcavi e via, era il mezzo di Peppone e don Camillo, dei ragazzini, del popolo, della gente...   BALORDI, SPIANTATI, STRACCIONI Roma, 1948. Antonio Ricci non