Spiacente, ma non ti bevo |
L'ORGOLIO DEL MIO CINISMO
Questa strana, strana
Italia di gente ribalda, che non crede in niente, non rispetta
nessuno e che però si scioglie, s'impietosisce, perdona chiunque
basta che lo veda frignare. Lo ha capito il marciatore dopato
Schwazer, che da una settimana non fa altro con l'effetto che segue:
non c'è giornalista che non abbia scritto, è un farabutto, ha fatto
una roba schifosa, però non bisogna dargli addosso. Cioè non
bisogna ripetere, anzi bisogna smentire a conclusione dell'articolo
quanto si sosteneva nella premessa. E così: Feltri gli vuole offrire
(chissà poi perché) “una corsa in taxi”, un altro lo trova
convincente, un altro ancora gli rivolge solidarietà (solidarietà
nel drogarsi? Nel fregare il mondo?), la penna femminile riscopre il
lato materno vedendolo come un cucciolo spaurito e il blogghettaro in
cima al cocuzzolo sta con lui perché, da tossico senz'arte né parte
a sua volta, si mette in pace la coscienza. Manca solo Saviano che
proponga di liberalizzare il doping, in segno di legalità, e poi
abbiamo fatto tombola.
Chi non si allinea,
diventa un delinquente lui; e siccome, nel mio infimo, sono l'unico a
non allinearsi, idealmente mi ritrovo da solo nel girone dei
carnefici. Mi spiace, ma mi ci trovo benissimo – meglio solo che
male accompagnato - e non mi pento per niente. Mi appare chiaro,
infatti, che questo giovanotto fa ammuina, che continua a mentire,
come scopriremo presto (e in quel caso i primi a stracciarsi le vesti
saranno quelli che oggi lo difendono, pur considerandolo un
mascalzone), e che, per continuare la commedia, non si fa scrupolo di
scendere sotto quel livello elementare di dignità che nessun uomo
dovrebbe mai perdere, qualsiasi infamia avesse commesso.
Ci sono diverse
sproporzioni, e perfino assurdità, nel comportamento di questo ormai
ex atleta: e finiscono per smentirne platealmente gli assunti.
Intanto, tutto quel fluviale lacrimare non si giustifica: o è
patologico, e allora questo ragazzo è uno squilibrato, oppure è
talmente esagerato da suonare inverecondo: d'accordo, hai giocato
sporco, sulla sua pelle, ma non hai mica commesso un genocidio: datti
una calmata. Secondo, tutto quel chiamar fuori chiunque tranne se
stesso, desta inevitabili, automatici sospetti - e infatti gli
inquirenti han subito preso nota. Ancora: le asserite circostanze di
questo autodopaggio sono talmente puerili che solo un trentenne con
la testa di un ragazzino (o di un cialtrone professionista) poteva
raccontarle. E poi: come conciliare la saturazione da gare e
allenamenti, più volte espressa, con la voglia divorante di vincere,
di essere ancora atleta, altrettanto ribadita? Di più: ha senso
considerare quale vittima uno che si affida ad un faccendiere del
quale sono note le prodezze, e scaricare solo su quest'ultimo,
l'allenatore-avvelenatore, ogni responsabilità? Questa non è
un'aggravante, piuttosto che una scriminante? Quanto alla madre di
tutte le giustificazioni, non sapevo quello che facevo, non vale
neanche la pena di demolirla.
Schwazer, con lui la sua
famiglia, e figuriamoci se poteva mancare, ha capito che per tappare
ogni bocca basta farsi vedere, farsi credere disperati: siamo atei ma
vaticani, la lacrimuccia, possibilmente incorporata, sistema
qualsiasi nefandezza. Di meglio: fornisce uno scudo formidabile contro
qualsiasi reazione emotiva: ci si accora non per il comportamento di
uno sportivo sleale, ma per qualche sfottò che lo raggiunge su
internet. Ed è davvero un'assurdità nell'assurdità, se si
considera l'indifferenza puntualmente riservata a tanti massacri via
web su gente senz'altra colpa che di essere debole, sola, emarginata
e di non potersi difendere. In questi casi, si fa serenamente
prevalere il diritto all'espressione, anche se non c'entra niente,
anche se l'unica, manifesta volontà è quella di far male, di
distruggere, vigliaccamente e senza presupposto alcuno.
Ma questo, i giornalisti
non lo considerano, perché loro neppure li vedono, gli ultimi: le
loro attenzioni vanno ai vincenti, ai famosi, a quelli che in un
certo senso giustificano e alimentano i loro stessi stipendi; e sono
attenzioni al limite della connivenza e dell'omertà, come si
conviene tra gente che condivide ambienti, privilegi, vizi. In questo
“non facciamola lunga, siamo uomini di mondo”, annacquato con la
solita spruzzata di moralismo al selz, stanno la credibilità e la
consistenza di una scena, quella dell'informazione, che di giorno in
giorno si conferma sempre più compromessa con gli ambienti che
dovrebbe criticare, e invece celebra o sputtana con la droga di un
gossip sempre più insopportabile, e staccata dal Paese (se ancora
esiste) che pretende di capire, di spiegare, di tutelare.
Opinionisti, fabbricanti di morale sempre più insulsi nel loro
arrampicarsi sugli specchi. Perché le ragioni spese per assolvere
uno stupido come Schwazer, allo stesso tempo condannandolo, sono
stupide; inducono irritazione almeno quanto la sceneggiata continua
dell'intrigante promosso a vittima. Ma come si fa a solidarizzare con
uno che si riconosce come un imbroglione? E va bene che, a questo
gioco, si è riusciti ad esaltare un laido contadino che avrebbe
abusato del cadavere della sua nipotina da lui stesso ammazzata, e
perfino un mascalzone che ha deliberatamente affondato una nave
provocando trentadue morti fra cui una bambina. Ma c'è ancora
qualcuno che, senza indignarsi e senza scomodare pelosissimi “esempi
per i giovani”, riesce ancora ad incazzarsi lo stesso di fronte a
certi capolavori di squallore, di indecenza, di stupidità. E, a quel
punto, diventare cinici è l'unica reazione possibile. Con orgoglio,
essendo l'unica alternativa la complicità nell'idiozia.
Caro Massimo, probabilmente nel mondo del giornalismo sei solo, come scrivi nell'articolo. Ma al di fuori di esso ci sono tante persone che la pensano come te; quelle persone che saranno escluse da tutto e da tutti proprio per considerare normale ciò che solo in Italia si considera straordinario.
RispondiEliminaCarlo (tuo affezionato lettore)
ieri ho letto sul corriere, ed ero strabiliato, uno di questi articoli, che attaccava proprio gli sfottò nei confronti di questo schwazer. certi giornalisti fanno proprio schifo. quanto a schwazer, solita storia, essendo platealmente colpevole, avrebbe fatto una figura decente a dire scusate, sono stato un debole e poi sparire. o sparire e basta. invece no, conferenza stampa, interviste, sempre davanti alla telecamera. questo lo trovo peggio della sua colpa.
RispondiEliminavit
io la penso come Patrizio Oliva, olimpionico di razza, che gli ha detto di andare a nascondersi e che non impietosisce nessuno e che quello che ha fatto e che fa è sorretto solo da ragioni economiche.
RispondiEliminaDavide "Victor Massena"