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Visualizzazione dei post da ottobre, 2012

EPPURE L'AMORE

EPPURE L'AMORE Io non lo so se sono vere queste cose. Questi momenti sfioriti come rose. Queste parole che regalo e ricevo. Questo inseguire ciò che non potevo. Io non lo so se in tutta questa vita c'è un solo giorno vivo, che ho vissuto: è un mare agitato e fermo questo andare, io che non posso dormire, e che respiro; che nelle notti malate accelero il mio tempo, consumando il mio corpo, e mi sollevo a stento, come posso, quando posso, mentre il sole è già adulto, perduto il suo risveglio. E allora scrivo, ma neppure questo, sospetto a volte, è reale. Mi guardo giacere: i miei pensieri scandiscono le ore che non cambiano. Per i viali della fatica mi trascino, finché, finalmente, si fa tardi. Io non lo so se sono vere queste sere, fatte di spazi disperati dove niente è in attesa di me. Qualche volta, arriva un richiamo : ci si scambiano attese, risposte esorciste di annoiati fantasmi. Vite troppo distanti per potersi allacciare. Chiamarsi, come treni che si sfiorano su

IL FARO N. 40 anteprima

Per i tedeschi, la strage di sant'Anna di Stazzema ce la siamo cercata. Anzi, meritata Dopo Fiorito, poteva mancare la mamma? Ve la ricordate la hostess del'Alitalia col cappio? E se saltasse Mondadori? A suo modo, er Batman è un legalitario Formigoni, un politicante megalomane Il regalo del mollusco Monti alla casta cartacea Col sobrio Monti, i vitalizi non si toccano Se il partigiano Ingroia si distrae Laganà, vittima, onorevole e ladra Marche, regione vergine Milano senza senso Dieci incubi in un giorno solo Davvero Ratzinger non poteva sapere? ... vedi copertina: ogni allusione a fatti o persone che stiamo subendo... non è affatto casuale.  Il Faro, una certezza in questo porco mondo. Il n. 40 in spedizione agli abbonati da s abato 27 ottobre.

SENZA VIA D'USCITA

Sì, cantarlo tutto quel morire SENZA VIA D'USCITA Di me stesso sono spettatore Un riflesso pieno di dolore E mi prende, prigionero implume Una smania di sbando sublime La mania cannibale D'un dolcissimo canto tribale Sì, cantarlo tutto quel morire Quella disperata frenesia Farla rimbalzare nei tuoi occhi Per non essere più così solo Per sentire che mi senti ancora E più soffro e più cantarti voglio Portami (sopportami) il tuo cuore In questa voliera cerco appigli Che è la vita senza via d'uscita Senza nidi dove rifugiarmi Vorrei esser l'ultimo eremita Vorrei bere ogni stilla di folla Ogni stella alla follia rubare Del mio sogno nato rassegnato Più c'è sole e più ne voglio ancora Poi mi strugge la pioggia in città Il sapore che ha, fumo e rumore E quando pensi che tutto sia andato, tornare Ci si stanca anche di paradiso Quando è vuoto, un volto senza naso Si diventa cattivi se ti privi D'ogni gioia

QUELLO CHE NON VI HO DETTO

QUELLO CHE NON VI HO DETTO Ancora due parole si possono, si debbono dire dopo l'ultima scorribanda di Benvegnù e mia qui in terra di Marca. I commenti li ho pubblicati, indicativi com'erano di un risultato, una sensazione che permaneva. Ma c'era qualcosa che andava oltre, un sentimento comune, l'incitamento a resistere. Resistere a cosa? Alla vita, direi. Leggendo, alternandomi con Paolo non mi è mai stato più chiaro di questa volta che chi ci viene a vedere, al di là di ogni altra considerazione, sembra intuire un tratto comune fra noi. Quello di due che non badano a spese con la vita, che intrecciano traiettorie mai facili – e potete credermi se, in certi momenti, ci siamo quasi stupiti di essere ancora lì, insieme, e non uno orfano dell'altro: ma orfano davvero e non per la stupida, bolsa retorica della rockstar che si sente “fortunata ad essere ancora viva”. Magari, fosse così! È l'esatto contrario, è che quando si decide di restare ragionevolmente

IL SILENZIO E' D'ORO

Lui sì che la sa lunga IL SILENZIO E' D'ORO Ma davvero “ha vinto Grillo”, l'allucinato distributore di vane parole? Oppure è la solita distorsione ad uso e consumo dei semplici, che va ripetuta, con lingua di legno, perché fa comodo a molti, per motivi diversi? Se ne parlerà sul Faro , il n. 42 , tra un paio di settimane. Non c'è fretta, proprio no: nella Sicilia gattoparda il tempo scorre invano, accarezza urticando e tutto rimane com'è. Cioè peggiora, che nella terra dei gattopardi è sempre un'ottima cosa. Agitatevi pure, tanto dura un giorno. Un altro giorno solo, da stipare di parole, fino a che un altro trauma trascurabile non lo spazzerà via. Così tanti echi di nulla, ormai, che fa più notizia il silenzio di un laido contadino, capofamiglia di una famiglia orrenda, mostruosa, infame, il quale, avendo giurato d'avere stuprato il cadavere d i sua nipote a ppena uccisa, è diventato una celebrità e adesso può guardare, sprezzante, la foresta di m

PER QUESTO

Paolo Benvegn ù & lo Stracciapalle Scrivo queste poche righe ancora solcata dalle emozioni di ieri. È stata una serata unica, delicata, devastante. Sono tornata a casa, e piangevo nel mio letto. Pensavo a Lupo, al soldato, alla ballerina. Alle fotografie. Mi sei arrivato con un grand e i mpeto. Molto più forte dell'altra volta. Molto più squarciante, sconquassante. Le tue parole mi hanno cullato, abbracciato, schiaffeggiato, aperto gli occhi, ferito e poi guarito. E anche ora non riesco a far meno di piangere e a ripensare che ho di cos ì p ochi momenti, pochi per pensare a me, fermarmi a riflettere su ciò che mi circonda, amare, odiare e strapparmi i capelli. Grazie di nuovo. M . Non sai quanto sia catartico trovare qualcuno che sia in grado di tradurre ciò che non riesci neanche a verbalizzare, neanche a pensare chiaramente ... L . É ancora troppo presto per scrivere di ieri. Ti farò avere un spaccato del mio cuore. Il dolore atterrisce. Lascia

LABIRINTO SANTORIANO

LABIRINTO SANTORIANO dal forum d i Aldo Grasso "TeleVisioni"

VORREI SAPESTE

Quello che c'è da portare io lo porto VORREI SAPESTE Vorrei sapeste La brina che ho nell'anima al mattino E la notte quando crollo a dormire Vorrei sapeste Quello che c'è da portare io lo porto Tutto nel cuore, ch'è un sacco distrutto E ogni parola che vivere vi fa Prima uccide me senza pietà Mi spacca la testa, mi fa piangere Vorrei capiste Il ghiaccio di un amico che va via E non lo sai perchè S'infrange come una poesia Sciolta nel nulla se non la catturi Vorrei sapeste, quali racconti oscuri M'ha proposto la vita e ho custodito Taciti rimorsi d'atti impuri Gesti isterici, squallide avventure E pallide illusioni. E distruzioni Di famiglie, di carriere, destini Come foglie sconvolte da rovine Che tante volte il vento m'ha portato Frammenti di vite sparse in terre Riarse che non so come fare A ricomporre. Eppure ci provo Qualcosa trovo, una rosa di carta Per dare torto ad una sorte storta Q

HO UCCISO UN SORRISO

Mai sarà un pirata all'arrem baggi o HO UCCISO UN SORRISO Lungo il viale un bimbo mi ha sorriso Sono rimasto immobile, di marmo Non credevo ai miei occhi, non capivo Forse voleva fottermi il marmocchio Davvero mettermi in un mare di guai Come si sia permesso non lo so Un sorriso gentile, da bambino Di quelli che non se ne vedono più Mi ha fatto male, mi è parso lo specchio Crudele della vita che ho perso Forse era malato quel bambino Un omosessuale, presto artista Che si taglia con un filo d'erba E impara a star solo nel sole A Natale, sotto al temporale L'ho guardato come un cane più grosso Un semaforo rosso, come un ladro Mentre affrettavo il passo era già indietro Gli ho ucciso il sorriso sulla faccia E ho fatto bene, non è questo il tempo Del coraggio, delle sue bugie Aveva una tuta, esili gambe Mai sarà un pirata all'arrembaggio Sono rimasto freddo come il ferro Non mi sono voltato andando via Alla fine,

LA TENUTA DEL CONTE, P.S.GIORGIO, 26.10.2012

LA TENUTA DEL CONTE, P.S.GIORGIO, 26.10.2012 I momenti valgono per come passano, per come sono andati. Restano nel vapore della loro assenza. In fondo, il senso di tutto sta qui, lasciare polvere di ricordo, la sottile, inconfessata voglia che ci sia presto un'altra occasione. Io penso che questa voglia noi l'abbiamo lasciata. La sera c'è stata, l'atmosfera c'è stata, lo spettacolo è esistito. Scrosci di risate e pozzanghere di lacrime negli occhi: non si può chiedere più di questo, e neppure meno di questo. Tutto si è avuto. Il locale che speravamo di far conoscere, La tenuta del Conte, è stato apprezzato. Ci siamo regalati un momento lungo due ore pieno di sincerità, come sempre, più di sempre. Cinquanta volte più intenso dell'ultima volta ed è questo quello che conta. Fuori, il mondo continuava il suo rotolare convulso, ladri e assassini venivano – incredibile – bastonati duri, farabutti e cialtroni si ritrovavano costretti a togliersi dai coglioni.

QUELLO CHE VI ATTENDE

QUELLO CHE VI ATTENDE Da ormai storica partecipante alle esibizioni della coppia Del Papa - Benvegnù in formazione da palco, sono certa che sarà qualcosa di diverso eppure molto intenso. Dicono, a ragion veduta e condivisa, che quando una cosa è vera la si sente con lo stom aco, preparatevi quindi a un'emozione che lo stordirà come un pugno. Non crediate che sia un'immagine violenta o pessima. Se il vostro stomaco ha mai sentito qualcosa di vero, sapete bene che è l'unico mezzo con cui si ascolta e a volte vive. Quanto alla coppia da palcoscenico che dire? Sanno fare il loro mestiere, con mezzi e modi diversi. Sono bravi, accoglienti e taglienti. Ma il regalo più grande che vi faranno sarà quello di un insieme di parole e di note in cui troverete casa. Sarò stata di parte? Sicuramente. Antonella Marcantoni

SE IL BARISTA NON SE LA BEVE

Altra classe   SE IL BARISTA NON SE LA BEVE da Lettera 43

NOSTALGIA D'IGNOTO

Venditore di felicità NOSTALGIA D'IGNOTO Per il prossimo numero della fanzine Figaro , dedicata a Renato Zero, che uscirà tra poco, ho fatto insieme alla direttrice e amica Anna Lamenza una intervista a Tito Schipa jr, figlio di cotanto tenore, artista e agitatore culturale, demiurgo tra le altre cose di Orfeo 9 che fu la prima rockopera in Italia e insieme allo stesso Zero lanciò, tra gli altri, Loredana Bertè, Bill Conti (vi dice niente la colonna sonora di Rocky?), Tullio de Piscopo eccetera. È una intervista coi controcoglioni, nella quale Schipa tratteggia momenti romani irripetibili di fine anni Sessanta, quando a casa sua poteva capitare d'incrociare Stash, il figlio di Balthus che a 24 anni s'accompagnava con una ninfetta 15enne di nome Romina Power, la già molto scafata Anita Pallenberg insieme a Mario Schifano, e chissà che non facessero un salto pure Mick Jagger e Keith Richards incontrandosi sulla soglia con Pier Paolo Pasolini. Anni evaporati, dannaz

NESSUNO DORME QUESTA NOTTE - 2

Ci sono novità. La tenuta del Conte ha predisposto un buffet libero, in tutti i sensi: piatti sfiziosi - e rigorosamente genuini - letteralmente da perdere la testa. Il prezzo è A OFFERTA LIBERA. Si comincia alle 20,30, si mangia, si sta insieme e poi, verso le 21,30-21,45, ci si trasferisce nella sala a fianco, che, detto per inciso, ha una acustica naturale strepitosa. Per cui faremo a meno del microfono. Una sala enorme, sulla quale si aprono gli usci e le persiane delle stanze. Ne deriva un effetto talmente imtimo, raccolto e "caldo", nell'autunno che arriva, che già la sistemazione vale il reading-spettacolo. Poi ci sono le canzoni di Paolo. Poi i racconti e le poesie del qui presente stracciapalle. Insomma: vi aspettiamo più che mai. Portate amici, sorelle, amanti ufficiali e non, coniugi, complici. Fatemi fare bella figura ;-)

FANALI

La la la la, lalala, la, lalalalala... FANALI Passo dal meccanico, che debbo cambiare una lampadina. Il meccanico ha l'officina quasi vuota, neanche il ragazzotto che l'aiuta si vede più, e mi dice: fortuna che si tira avanti con le riparazioni, altrimenti da luglio non si vende più neanche un Vespino. Il meccanico ha una conoscenza sommaria dei fatti, che gli viene dalla televisione, ma le idee sono chiare lo stesso: “Da qui non si esce, forse ha ragione quel tipo strano, quell'economista pelato coi basettoni, che dice: meglio fallire e ricominciare da capo”. È cordiale il meccanico, ma, parlando, la sua rabbia repressa viene fuori: “Quelle come la Minetti hanno capito tutto, a chi dovevano darla e adesso giustamente vogliono la pensione: pure la fica si usura”. E la disperazione sale mentre mi smonta il fanale: “Se arriva una lettera di Equitalia pensi ad ammazzarti, non fai che pagare e pagare, ieri l'avvocato per una lettera standard mi ha chiesto 190 euro,

FACCIA DA CHOOSY

Ci fosse una volta che ti sbagli e l'azzecchi FACCIA DA CHOOSY Fino a qualche mese fa, diciamo un anno fa per essere precisi, mi sarei morso la lingua e, per amore di verità, le avrei dato ragione, sia pure al prezzo di un cocktail di bile e fiele. Adesso non più. Non posso più pensarlo, non mi sentirei più di pontificare che i giovani sono “choosy”, come ha detto questa trista faccia arcigna, messa in cattedre troppo grandi per lei, dalle quali combina un disastro dietro l'altro. Adesso dire che i ragazzini sono schizzinosi ha solo il sapore di una formula stupida, mediocre, uscita dalla bocca di chi non li conosce. Lo sa Dio, quanti ne ho incontrati. In quante scuole, in quanti circoli o centri o marciapiedi o metropolitani. Di tutte le età. Di tutte le provenienze ed etnie. Fermandomi a parlarci, perché io non faccio il ministro, non viaggio con la scorta. Sono peggio che spaventati, sono rassegnati e adesso penso non solo che ne abbiano tutte le ragioni, ma anche c

CHEAP WINE – BASED ON LIES

CHEAP WINE – BASED ON LIES Un altro disco dei Cheap Wine, ed è un altro bel disco. Suonato anche meglio di prima, con maggiore varietà stilistica all'interno del genere prediletto, il rock dei lunghi spazi, delle lunghe distanze, dell'immaginario americano di frontiera. Qui affiorano momenti che sfiorano il barrel house e perfino la ballata decadente, c'è un uso più incisivo delle tastiere, che tra le mani di Alessio Raffaelli diventano più sostanza che abbellimento, mentre la sempre magistrale chitarra di Michele Diamantini non fa un passo indietro ma si fa più matura, più consapevole, asciuga qualcosa, alterna passaggi da protagonista assoluta ad altri al servizio delle composizioni. Un disco più complicato, più sofferto che in passato perché autobiografico fino alla spietatezza, che è la cosa che più ci piace. Le liriche di Marco Diamantini parlano senza infingimenti, a dispetto del titolo, di fallimenti: di chi non ce la fa, proprio non ce la fa ad andare avant

SIGNORI, SI CAMBIA!

Panta rei? SIGNORI, SI CAMBIA! Vorrei dare conto di una importante mutazione nel costume nazionale: non ci si pente più, si cambia. Cambiano tutti, Corona in tribunale, Lele Mora in galera, i politici mangioni, i ragazzini che stuprano le compagne, tutto un cambiamento, e si capisce: pentirsi, in fondo, è ammettere, per quanto strumentalmente, una colpa; cambiare è evolversi, senza niente da rimproverarsi. Cambiare, inoltre, è stemperare la responsabilità, che ci volete fare, allora ero io ma non ero io, ero una crisalide in attesa di cambiamento, non potete mettermi in croce, tutto scorre, l'ha detto anche Eraclito ed eccomi qua: cambiato e vestito di nuovo. Pure Jovanotti me lo disse, secoli fa: sei tu che non hai capito niente, io cambio sempre e cambierò ancora. E anche lui aveva i suoi crimini da superare, crimini discotecari, crimini intellettuali. Signori, si cambia! Anche lo sciagurato, con occhi da pazzo ma guai a notarlo, che a coltellate ha fatto fuori una rag

IL FARO n. 39 anteprima

Ma perché in galera i mascalzoni non ci vanno? Stefano Cucchi ancora in cerca di giustizia "La rete non è libera", benvenuto mr. Bauman, meglio tardi che mai Bavagli, conformismi e la soap opera di Sallusti Beth Orton, la libertà è un bel ritorno Ma andare in bici (se non la rubano) è libertà o necessità? Bye bye, Stefanenko Un cesto di mele marce (lasciamole a marcire) Giovanna Chelli, chi è costei? Libere di obbedire, avanti la prossima Sono tutti Ambra: Renzi ma pure "Zoro"... Liberi non siamo. Ma il Faro si sforza di non negarsi tutta la libertà possibile, quella che rimane. Sperando di accendere quella di chi lo legge. Il Faro n. 39 , spedito via email agli abbonati sabato 20 ottobre .

MANTELLO

Alamari nello spazio eterno MANTELLO Bella notte, tu stendi nel letto Del cielo le lenzuola blu scuro E nere della sera e non ti curi Di domande che le stelle allacciano Alamari nello spazio eterno Brillano allagando il mondo Di silenzio ed io non sento niente Appartenermi. Io sono un estraneo Gendarme assonnato, sono un sasso Dentro al mare o sulla litoranea Dove passano oscillando i camion Che trascinano la vita più brutta Notte d'oro, di pioggia e d'assenzio Di lavoro, d'impazzito amore Presente, passato, mai venuto Notte assurda, di sordi rimpianti Di canti lontani, scie di cani Stanca notte in bianco che ti stronca Notte che non vedo mentre arranco Nei banchi di nebbia in Val Padana Plumbea notte di misteri sparsi Dispersi nei vicoli del tempo Malfamata stanza di pensione Stilizzata come in un fumetto Notte di ruffiani alla stazione Tra le ombre lugubri dei treni O dei pini lungo un cimitero Notte illumina

ADDIO A MAGNI, EROE SILENZIOSO DELLA BICICLETTA

ADDIO A MAGNI, EROE SILENZIOSO DELLA BICICLETTA da Lettera 43

PIETAS SI', MA SOLO IN DIFFERITA

PIETAS SI', MA SOLO IN DIFFERITA da Lettera 43

IL FARO n. 38 anteprima

Mistico Battiato, tra Kundalini e Fiorito Lo sbando prelude all'uomo forte? "Perché il Corriere non mi conforta più?"  Giornali ogm, effetti tossici Higgins, la sorpresa (da sentire) che non ti aspetti Omicida sì, ma laureata Renzi, parla molto ma dice poco Sallusti, cane (non) mangia cane Sballatevi e così sia  Quando lo "stupro" rovina un innocente Campovolo, una truffa (tv) per l'Emilia Libera vulgaritas in Libero giornale Il Faro, solo per abbonamento. Il Faro, dove Babysnakes non arriva. Il Faro n. 38, da sabato 10 ottobre via email. Il Faro non ha parenti , non ne cerca e non ne adotta. E non si straccia.    

DALLAS, IL RITORNO DEL CATTIVO

DALLAS, IL RITORNO DEL CATTIVO (da Lettera 43)

VOTARE (E') UNA ILLUSIONE

L'avete provato VOTARE (E') UNA ILLUSIONE E' un periodo di piccole, meschine soddisfazioni. Postume, ma non meno gratificanti. Ai tempi del Di Pietro ruggente, quello dei girotondini, quello sponsorizzato dal solito Travaglio in cerca d'autore, andava di moda considerare Tonino da Montenero come l'uomo della provvidenza contro Berlusconi. Io lo vedevo alle varie convention, coi palloncini, le Di Pietro girls, i bambini coi palloncini e la maglietta “I love Di Pietro”, i guardaspalle da ergastolo e dicevo: dove sta la differenza? E ne scrivevo tutta la mia perplessità guadagnandomi accuse di berlusconiano. Adesso viene fuori che nell'Italia dei Valori, da ergastolo non c'erano solo i gorilla. Ma la gente si sa come fa, ti sfida a portare le prove, se le porti, perché la prova sei tu stesso, sei quello che hai visto e sentito e conosciuto, allora ti liquidano come un provocatore. Di Saviano non mi azzardo più a parlare, non c'è gusto, è perfino an