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ESPULSO


Non è nato, è stato espulso. Scaricato nella tazza di un cesso così indifeso e grondante vita com'era. Quale madre non sente l'istinto d'amore verso il proprio figlio appena partorito, quale madre non avverte alcun bisogno di proteggerlo? Gli animali non fanno così. E passi l'abbandonarlo, ma volerlo uccidere a quel modo ha qualcosa di perverso, di peggio che cattivo: contiene un grumo di stupida, squallida, maligna crudeltà. Difficile dare un giudizio, difficile dire se si tratta di una madre sciagurata o la vittima di qualche racket. Ma le schiave moderne di solito vengono fatte abortire prima, o altrove: mai sentito di una che entrasse al Mc Donald's e se ne uscisse così, sgravata, liberata. Siamo abituati al cinismo, ma vogliamo ancora illuderci che forse quella madre non ha potuto fare altro. Ma c'è una cosa su cui non si può tacere ed è quella voglia di cancellare un fiore nel modo più lurido. Gelandolo, affogandolo in una tazza del cesso. Sì, c'è qualcosa di definitivo, di diabolico, una maledizione per la vita, perfino verso se stessi, in un gesto simile. Ma il piccolo ama la vita e forse si salverà. Sarà per sempre il neonato scaricato nel cesso, il nato bastardo, gravato da un peccato originale che si chiama nascere. Sprezzato per la colpa di voler vivere. Speriamo che una nascita così orribile, che un miracolo di sempre sporcato in modo così assurdo, non sia un destino che lo seguirà per sempre. Speriamo sia felice: se lo merita già, questo piccolo offeso, più di tutti. Quanto alla madre, se era disperata forse non ne sapremo più niente; se era sciagurata, datele un reality e tornerà.

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