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Visualizzazione dei post da giugno, 2013

LA DIFFERENZA

Mentre in America le nozze omosessuali sono una realtà, e cominciano immediatamente, dopo che la Corte Suprema ha abrogato l'anacronismo fobico del Doma, in Russia Putin impone una legge proibitiva per i gay. Il mondo non è un bel posto sotto nessun cielo, ma non è neppure brutto allo stesso modo e qui ci corre proprio la differenza, ancora incolmabile, tra un Paese schiacciato dall'ideologia e un altro che è sempre stato più pragmatico che ideologico, e che, pur tra ipocrisie, squilibri, resistenze inevitabili in un subcontinente da 300 milioni di persone frammentate in innumerevoli etnie, ha sempre saputo, alla fine, far prevalere l'uomo. Nella Russia che non riesce a liberarsi dal suo retaggio comunista, l'uomo, specie se omosessuale, resta il manichino da schiacciare che è stato per l'intero Novecento, un secolo nel quale, in America, le cosiddette minoranze hanno saputo conquistare dignità e spazio: con fatica, spesso con l'orgoglio della disperazione;

QUESTI MOMENTI

Si può essere felici seduti su una panchina, come un vecchio, al tramonto, con vecchie canzoni nelle orecchie, sulla punta d'una commozione, indifferenti all'indifferenza, sprofondati in righe che non hanno senso, se non quello d'esserci? Forse no, ma ci provo. Perché non ho altro, non posso fare altro. Sono stanco: di sentirmi stanco e di riposo, dell'inverno che ho addosso e dell'estate proditoria, che mi strappa via i panni, mi sorride e si spoglia, si riveste e va via, si riveste d'inverno. Mi saltano addosso le stagioni ma non ho nessuno da cercare, nessuno da raggiungere e mi rifugio in me; queste righe che non dovevano essere ma sono. Sono loro, come sono io. E scopro una volta di più che non c'è modo più bello di perdersi, di ritrovarsi, di sentirsi solo, di sentirsi alieno, di sentirsi strano: una donna, la panchina più in là, mi sbircia quasi allarmata: che spettacolo è un uomo in calzoni corti e capelli grigi che si scrive assorto su un tac

CHE GATTI

  Alessandra è mia collega e mia cognata. Così, tanto per “sapevatelo”. Ma è molto più di me, perché parla non solo con le parole, anche con le immagini. E questo libro, rigorosamente autoprodotto perché a noi ci piace così, è una canzone: musica e parole. Una bella canzone, cantata dai gatti di casa. Io non so come si possano fare fotografie, e di così belle, ma so una cosa: che a scorrere le pagine, sembra, e mi sembra, di stare a casa di Alessandra (e di mio fratello). Sembra di vedere i gatti guizzare, scherzare, divertirsi. E divertire. Sembra di vederli balzar fuori dalle cornici, dalle pagine, dalla vita per venirci a salutare ed è questo il valore aggiunto di un lavoro così. Sono pitture in cornice, ma i soggetti non vogliono star fermi, si agitano, prendono vita: ci contagiano. Ci insegnano la loro assoluta libertà di essere, prima ancora che di fare qualsiasi cosa. Gatto si nasce, non si diventa. E un umano non potrà mai diventarlo, l'umano può giusto limitarsi,

STUPIDO

Scrivo al termine di una giornata assurda, e demenziale, e allucinante, e sprecata, passata, fortuna che qui da noi oltre i vetri il diluvio, a giocare coi telefoni nuovi: doppio regalo, per me e mia moglie, approfittando di una di quelle offerte-lancio. Così lancio, che stavo per farlo volare io dalla finestra. Non è esatto dire che abbiamo giocato con le macchine infernali: loro, hanno giocato con noi. Bisogna sapere che eravamo forse gli ultimi europei aggrappati a due ruderi che facevano inorridire i viaggiatori sui treni, i ragazzini per strada, insomma roba che cadeva a pezzi, al punto che, scegliendo un nuovo abbonamento, ho dovuto cambiare la sim, che sarebbe quel francobollo coi codici. D'altronde il dagherrotipo telefonico, ereditato da mio padre, ormai s'era disfatto e la mia stessa tariffa remava ignobilmente contro di me. Morale, abbiamo dovuto imparare a usare questi accidenti, per poterci navigare eccetera. Ci è voluta una giornata, nessuno di noi due ha man

NEL CIELO DI USTICA

Ustica non è più un'isola, è una tragedia. Ustica non è più una tragedia, è una ricorrenza. Ustica è un modo di dire per dire ingiustizia, rassegnazione. È il dolore stratificato per carità di Stato, anno dopo anno, trenta volte finchè nessuno più si alza a chiedere di sapere. Partì un aereo per disintegrarsi in volo, cancellando il futuro di ottantuno passeggeri, tredici bambini fra loro con l'incanto negli occhi in cui si specchiavano il cielo e il mare, ottantuno famiglie, centinaia di destini dirottati senza ritorno. E la mattina dopo riaffiorano pezzi di vita, solo pezzi, frammenti tra i salvagenti in quel silenzio abissale che solo il mare può imporre. E il silenzio affogava in altro silenzio, nei depistaggi, nelle bugie, nelle impotenze che non cesseranno mai d'infierire, liberando la potenza di fuoco dell'impotenza... Le risposte, a volte, stanno nelle domande. Nel silenzio che le accompagna. Ed è pesante l'eco del silenzio sopra Ustica, che non è

CHI NON SAPEVA DI MICCOLI?

Le città sono come persone, hanno un loro carattere e Palermo è città di carattere paradossale e violento e di ironia ferocemente, genialmente contorta. Così, proprio nei giorni in cui ospita il Gay Pride, scoppia la bomba del calciatore in rapporti omo con figli di boss e la città dell'aria che cammina e dei “mascariati” finge di sconcertarsene. Finge ed è chiaro che finge, dev'essere chiaro che finge, in un gioco di specchi pirandelliano, perchè a Palermo tutto dev'essere teatro e specialmente quello che sanno anche i pupi di due anni. E allora andiamo avanti con la sacra indignazione che non risparmia nessuno e alla quale non crede nessuno. L'attaccante Miccoli usava dedicare i suoi gol ai giudici antimafia uccisi dalla mafia, che poi con le sue passioni mafiose definiva come “fango”. Tutto molto, tipicamente siciliano, palermitano. Perché in Sicilia la mafia comunque non la scampi, c'è se la vuoi e anche se non la vuoi, c'è e basta e tutti anche i pupi

MATURA 1983

  Ero scoppiato diciotto mesi prima, grippato il cervello dopo un triennio di studi insensati, altro che matti e disperatissimi, 24 ore su 24, anche di notte, nel sonno ripassavo, ripetevo, memorizzavo da quel ragazzo insicuro che sono sempre stato. Pagelle da incorniciare, d'accordo, ma a prezzo di inesorabili esaurimenti: mi ci voleva tutta l'estate a rimettermi e una settimana, a settembre, per ricascarci. Poi, in seconda liceo, arriva una broncopolmonite che mi tiene in casa due mesi e quando torno i miei compagni hanno scoperto le feste e niente è più come prima. Feste davvero da ricordare, o dimenticare, non dico altro. Ma ho dimenticato quasi tutto, provvidenzialmente, per vergognosi stati d'incoscienza. Come un soffio arriva la maturità, la “matura”, appena dopo un viaggio-studio in Grecia che in realtà fu come un tour dei Rolling Stones. Neanche ci eravamo ripresi che è già tempo d'esami. Una lunga vigilia spesa a giocare a tennis, a ricevere gli amici

IL FARO 26

Allarmi. Per le agende rosse che non ci sono e che forse non ci saranno mai ma fanno comodo a chi le agita e si agita. Per le simpatiche relazioni pericolose tra un ex pm e un eterno pataccaro. Per i folli secondo i quali la vera vittima è il carnefice (e loro non sono così folli). Per l'abisso dove affoga una generazione che a 40 anni prende la paghetta. Per chi se la cava giudicando invariabilmente il crimine una follia. Per una musica di merda, davvero di merda, e indovina chi lo dice? Per le vecchie Lolite che, scagliate nell'agone del loro Pigmalione, si scagliano contro i Pigmalioni e le Lolite di oggi. Per certi funerali-comizio, per l'ideologia mascherata da commozione. Per chi ha pagato (tutti noi) per distruggere qualcosa che non c'era, pur di non averla, e che, ad averla, si sarebbe pagato meno (tutti noi, per tutto). Per i presuntuosi che si sentono semidei, ma più dei a tutto tondo, solo per quattro canzoni del cazzo. Per le giovani risorse che scannan

Elton John torna con il nuovo disco - CULTURA

Elton John torna con il nuovo disco - CULTURA

UNA BELLA SERATA

  Siamo usciti tardi, abbiamo buttato via la prima domenica dell'estate. Mesi a desiderare il sole, e poi capita uno di quei pomeriggi che sai solo perdere tempo. Per rifarci abbiamo deciso di restare fuori a mangiare una pizza: erano due anni che non ci provavamo. Siamo tornati nello chalet sul mare, per goderci il tramonto lungo, gentile. Abbiamo preso le pizze meno care, ma anche le patatine. E due birre piccolissime, non bastavano a cavarsi la sete. Io ho detto: non ho un soldo in tasca, ma li faccio uscir fuori. Dopo abbiamo fatto una camminata sul lungomare e poi ci siamo inoltrati sulla sabbia, i sandali in mano. Era la prima che toccavo quest'anno, dopo un inverno sconfinato. Era soffice la sabbia, soffice e fresca. Il tramonto sembrava non passare mai. C'erano alcune coppie, di donne, di ragazzi che camminavano sulla riva. C'erano anche dei cagnolini. Si è fatto scuro e non s'è visto più nessuno. Siamo tornati. Da qualche parte un gatto che chiamav

George Michael e quella voglia di leggerezza Anni 80

George Michael e quella voglia di leggerezza Anni 80 - CULTURA

MA NON C'E' NIENTE DA RIDERE

La consigliera regionale formigoniana Nicole Minetti nell'esercizio delle sue funzioni Il fatto che ad essere fottuto, absit injuria eccetera, sia l'odiamato Berlusconi, non deve, non può far perdere di vista un dettaglio: che questa è una sentenza molto pericolosa, tirata per i peli più che per i capelli, al limite dello sconfinamento moralistico. Che i reati ci saranno pure, ma allora dovrebbero esserne chiamati a rispondere milioni di italiani a cominciare da una generosa, e ci teniamo bassi, percentuale di politici, industriali, direttori dei giornali, artisti e i guitti; o davvero qualcuno può pensare che le orgette si facciano solo in casa Berlusconi? Che facciamo, adottiamo tutti quelli che prima ci siamo lavorati, anche a domicilio? Produciamo certificati elettorali e l'amicizia con Marrazzo, così tutto si aggiusta? Per Berlusconi non piango, per il cittadino comune che sono, che siamo tutti, mi preoccupo un po'. Perché è stato introdotto un precede

ALI PER VOLARE

  Disponibile via Smashwords, Amazon, iTunes, per qualsiasi pc, smartphone o tablet Tra poco è il mio compleanno ed io mi faccio un regalo: questo libro, che solo per convenzione è un saggio: lo considero una narrazione, il racconto di una storia meravigliosa e tragica, scritto con tutta la passione che avevo. Passione in tutti i sensi: qui c'è anche un po' di vita mia, così come, sospetto, di quella di chi lo leggerà. Un libro maturato in oltre 40 anni, scritto in pochi giorni, definito e rifinito in due anni. Avevo visto tutto, letto tutto, dovevo solo tracciare i confini. Questo lavoro, corposo e libero d'inoltrarsi nei suoi tracciati non ortodossi, dallo sport alla musica, dalla politica alla società americana, dalla religione alla comunità nera, dalla letteratura al giornalismo, dall'arte alla storia contemporanea, a comporre il ritratto cubista di un personaggio eccedente e irripetibile in ogni senso, non poteva che uscire autoprodotto: non ci sono figu

ALI PER VOLARE booktrailer

IL TEMPO DI MORIRE

Stanotte avevo sonno ma non riuscivo a prenderlo, ho letto tutto il libro su Ugo Tognazzi, che naturalmente si conclude col suo trapasso, poi sono passato a Lo Straniero di Camus, tutta la parte iniziale, col funerale della madre, e di colpo ho capito: sono un gran vigliacco. Parlo sempre della morte, ma non l'ho ancora elaborata, come dicono gli psicanalisti per dire farsene una ragione; la mia, non l'ho ancora accettata. Per esempio, rifiuto la prospettiva di farmi rinchiudere in una bara, atterrito all'assurda idea della claustrofobia. Sì alla cremazione (Céline avrebbe qualcosa da dire), possibilmente sparpagliando le ceneri nell'aria, meglio ancora sul mare, che fa tanto romantico ma, proprio per questo, letterario, quindi in buona misura irreale; no, vigliaccamente, alla donazione d'organi, perchè proprio non riesco a immaginarmi mutilato nell'aldilà, al quale non credo. Sono uno sciagurato che non si cura, noncurante nel vero senso della parola e ci

NEGLI OCCHI

Ed era la sera più lunga dell'anno e l'aspettavo da un anno e l'ho perduta in un attimo. Indovina: stavo scrivendo. Ho alzato la testa e d'improvviso era buio. Buio. Ho guardato fuori, aggrappandomi alle ultime schegge di luce, ma il cielo non me le ha rese indietro: sono sparite mentre le cercavo, inghiottite nella notte più corta dell'anno. Poi dalla notte s'è staccato il gatto e m'ha guardato: di che ti stai a preoccupare, ci siamo noi. L'altro gatto, quello tigrato, l'ha raggiunto e ha miagolato qualcosa che voleva dire, va bene così, l'abbiamo vissuta noi per te, che scrivevi, che non c'eri, e adesso la teniamo negli occhi. Guardaci come noi ti guardiamo, e la vedrai.

LA MORALE DELLA PAGAIA

Quello di Josefa Idem, faccia e spocchia da vincente, non è un minima immoralia, una faccenda di poco conto nel mare magno di incommestibilità. È, invece, una storia carognesca e quasi incredibile, alla Alberto Sordi, degna di un film dal sarcasmo carogna tipo I Nuovi Mostri. Una grottesca faccenda, asciugata all'osso, per cui una ministra, delle pari opportunità ma forse solo quelle sue, viveva in una palestra e non lo sapeva, non pagava le relative tasse, versava la miseria di 1200 euro per 5 immobili, conduceva un impianto sportivo che la Finanza sospetta sprovvisto di gran parte delle autorizzazioni, intestato ad una associazione privata che non si sa di chi sia, ignota al Comune di pertinenza, Ravenna, il cui assessore era la stessa titolare della palestra gestita dal marito che l'aveva messa in aspettativa a carico del Comune stesso. Un vortice di follia italiana, cui si aggiunge la delizia della stessa Olimpionica testimonal del Fisco, che dev'essere irrecuperab

IL BALCONE

Adesso i juke-box non ci sono più, non ne ho trovati più. Ne usciva la vocina acuta di Kate Bush - Wuthering Highs, e io partivo per la stratosfera. Non ci sono più. Neanche il liscio ho più sentito. Ma tutto il resto sì, posso ritrovarlo se torno. Miramare, che nome patetico. Dove vai in vacanza? A Miramare. Sorriso di compatimento, che posto da sfigati. Ma invece era pieno di gioia, una gioia piena di luce, una luce piena di gioia. Ci torno per farmi male, solo così ho la pace. Gli alberghi sono sempre gli stessi, anche quello dove sono andato per anni, dove per poco non mi ammazzo volando dal balcone del terzo piano. Mi ero sbilanciato, nessuno l'ha mai saputo ma ero già di là. È stato un attimo lungo come la vita: non mi lascia mai, son sempre lì che oscillo. Poi è stato come se una folata che non c'era mi spingesse indietro e mi son trovato salvo. Ma io so che da allora è tutto tempo regalato, perché fu contro la legge di gravità. Ho sempre avuto paura dell'alt

BUROPAZZIA

Parlano, parlano. Ho appena sentito un cialtrone di ministro rispolverare - un classico estivo - l'eterna promessa di alleggerire la burocrazia (diffidare: di solito, pensano a dilatare ulteriormente il mostruoso blob). Ci sono nato e mi ricordo Montanelli quando si divertiva a citare le leggi più assurde, un capoverso durava quarantasette righe in apnea. Ho i capelli grigi, un mese fa sono stato in una scuola a parlar di scrittura e alla fine ho salutato tutti ma mi hanno precipitevolissimevolmente fatto tornare indietro. C'era da firmare mezzo chilo di pratiche con quesiti che neanche a mafia e camorra. Per cosa? “Dobbiamo pagarti”. Non voglio niente, ho risposto, l'ultima volta mi avete perseguitato per tutta l'estate, persino sotto l'ombrellone, e più maledetti scartafacci producevo più li perdevate e alla fine ovviamente non sono stato pagato. Perciò questa volta facciamo così: beveteveli alla mia salute. No, no, lei scherza, le cose vanno fatte per bene,

NUMERI MULTIPLI

Non c’è rumore al cimitero anche se gli uccelli cantano. Non c’è chiarore al cimitero eppure il sole tutto accende. Ci sono questi volti morti, pietrificati per sempre dietro il marmo delle lapidi e fiori secchi e nomi anonimi. Li scorro mentre passo ed ognuno mi guarda, vuole dirmi qualcosa, un monito una preghiera: “Ricordati di me!”. Ma come posso, come, se non vi ho conosciuti? Come posso, se mi sento morto anch’io, tanto morto da ritrovarmi qui a trovarvi, per sentirmi in compagnia, tra gente come me? Alle tombe dei nonni giungevo: mi fissano come al solito. Che farete, adesso, dove siete? Vi ricorderete, voi, di me? Avete preso nota delle mie infamie, o siete disposti a passarci sopra, così come siete adesso? Potete sentirmi? Potete sentire la mia disperazione mentre vi visito? Mentre vi cerco. Malvolentieri soffrivo al camposanto, mi sentivo chiamato da tutti i suoi ospiti, “fai presto a raggiungerci!”, “ti stiamo aspettando!”, coro muto assordante come un volo di n

AL MARE

“Cancro, segno d'acqua”. Non ci ho mai creduto a 'ste cazzate, però una cosa era vera e resta vera: l'acqua, mio elemento naturale. Quando sono sciolto nel mare, possente specchio che si rompe al mio passaggio, io sono un altro o meglio sono quello che dovrei essere, che non posso essere gravato sulla terra. Tutto di me scompare, i pensieri evaporano, sono quasi felice mentre nuoto, mi lascio trasportare, mi fermo a fondermi nel cielo sopra di me, elemento depensante tra due elementi che si riflettono. Nuotare, respirare nel mare. È questo che mi manca di più. Da ragazzo c'era licenza d'acqua, tutto uno starci dentro da mane a sera, si era lì per quello e poi fuori dal mare la doccia, e poi di nuovo nel mare, e poi a casa lunghissime docce irresponsabili che non asciugavo, le lasciavo traspirare. La pelle tutta estate risplendeva, era lucida come quella di un purosangue, la scambiavano per abbronzatura ed era acqua. Poi cresci e ti accorgi che l'acqua è poc

FONTANE DI DOLORE

Un lettore, uno che non ho mai conosciuto, che non mi conoscerà mai, mi ha scritto raccontandomi la morte di sua madre. Inaspettata, prematura morte. Scioccante amputazione del cordone ombelicale che non si vede ma resta: la fontana di stupore ferito che dentro gli zampillava, non riusciva ad affidarla alle presenze della sua vita quanto ad una assenza come me. Un lettore mi ha scritto ed io sono crollato. Questo cambia tutto, così come lo cambia vedere passando in Vespa una piccola trattoria in attesa inutile, tovagliette candide di carta su ogni tavolo, e sono tutti vuoti e il padrone in grembiule ti tramortisce con le sue onde di sconsolata attesa. Così come lo cambia il sole che cade nel mare di un molo al tramonto, due ragazzini si abbracciano nel riflesso e tu vorresti chiedere ai pescherecci indifferenti e immoti i segreti di una vita bugiarda. Quante volte ho fallito, quante mi sono arreso alla sconfitta, atleta distrutto che s'accascia sul prato. L'ultima volta ch

ITALIANI A 5 STELLE

Tutto nella setta grillina si conferma impermeabile a qualsiasi pulsione democratica, le scene richiamano più che altro sfondi nordcoreani, da Politburo o iraniani: i processi pubblici, in streaming, gli autodafè, le manifestazioni pilotate in sostegno del Caro Leader. Niente di simile s'era visto sotto nessun Berlusconi e neppure con Bossi. Sono accadimenti grotteschi, ridicoli ma con un fondo tragico, inquietante proprio perché ne emerge la totale sconoscenza, forse addirittura allergia per la dimensione democratica. E ce ne vuole per minimizzare, per dire che della Gambaro di turno non importa niente a nessuno. No, non importa niente a quelli più realisti del re, ai carrieristi ma è qualcosa che va oltre il servilismo e perfino la stupidità questo disprezzo per le più elementari esigenze pluraliste, questo non capire che nessun ente politico per quanto sconclusionato può muoversi a questo modo, può comportarsi in questo modo. A termini di Costituzione, i cui articoli vengon

CONFESSIONE

Cerchi d'acqua allargo avanti a me Che senso ha non so, ma cosa ha senso? Forse questa schiuma che si rompe E si ricompone come prima Orologio di sorsi nel tempo? L'aquilone, inganno dentro il cielo? Il bambino che reclama il nonno? Gli ombrelloni per nessuno aperti Se la vanità delle ragazze Ne fa a meno, spezza i raggi ciechi D'un sole che brucia indifferente? Cosa ha senso, una lacrima in mare? Un brivido ignoto sulla schiena L'ombra della mia forma invadente Nel tramonto di giugno o settembre? Cosa ha senso, forse questi morsi Che i gabbiani scagliano nell'aria Gli scorpioni persi addosso a seni O caviglie, i vani discorsi I milioni di bugie che siamo L'uno all'altro, fingendo di crederci Senza alcuna voglia, per inerzia Senza forza, niente più di vivo? Cosa ha senso, esser buono, cattivo Il finale che nessuno scrive Sulla riva di questo mio andare