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BLISSETT, L'INFAME


Leggo che Luther Blissett, chi era costui?, vuol correre a Le Mans e sprofondo in una Madeleine calcistica: maledetto d'un negro. Fermi, prima d'insorgere: sto solo ammettendo le mie colpe all'interno di un catino infuocato come San Siro che ribolliva di razzismo: fortuna che la Kyenge era di là da venire, chè si sarebbe sbiancata dall'orrore: lo svergognato Blissett ciccava gol fatti a ripetizione e gli piovevano in capo insulti tali da far fuggire inorridito Calderoli. Io naturalmente ci mettevo del mio: inutile adesso nascondersi dietro falsi ricordi politicamente accettabili. La verità è che quel bidone nelle sue ingrate stagioni tirò fuori l'inverno del nostro scontento, nonché l'abisso da noi. Ed io non lo so se fosse razzismo: altri giocatori di colore calcavano il prato verde, e se non mancavano le beceraggini di pelle, che mi facevano sempre venir voglia d'andarmene a metà partita, come Agnelli, però venivano controbilanciate da esaltazioni uguali e contrarie: c'era chi proclamava, "Un gol così lo poteva fare solo un negro" (e da quell'antirazzismo urbi et orbi traspirava un patetico afflato razzista). Ma Blissett no. Lui si meritava il peggio del peggio, non importa se pure in termini etnici: se anche quello nostro era razzismo, in quel caso, e solo in quell'unico caso, era, se non giustificato, almeno comprensibile: stavamo alla disperazione, non si sapeva come insultarlo, faceva di quelle cose che voi umani, nati per vostra fortuna dopo il suo ritiro, non potete neanche immaginare. Ma chi c'era, con me, nel catino infuocato, di sicuro se le ricorda, tutte e ciascuna, nessuna esclusa, l'orrendo film di un incubo che non passa, che marchia l'anima a sangue per la vita intera. E così si evocavano le piantagioni di cotone, le catene, Kunta Kinte e ogni tanto qualcuno si alzava dagli spalti e scioglieva un lamento lugubre e desolato: “Negrooo!”.

Io l'ho visto fare cose che non credevo possibili in un essere umano: ma alla rovescia. Ciccava gol fatti a dieci centimetri dalla porta, il portiere a terra, già vinto, l'intera difesa avversaria ormai ferma, rassegnata e lui, quando bastava soffiarla dentro quella palla, riusciva con una zampata da orango a spedirla nei popolari, accoppando qualche spettatore folgorato a metà dell'insulto: “Brutto neg... aaagh!”. Lo sa solo Luther, di quanti infarti è responsabile. E di quante mogli picchiate, la sera, a casa, per una frustrazione che bisognava in qualche modo sfogare. Perché, inutile ancora una volta nascondersi, andava così e andrà sempre così: i tifosi sono delle bestie, se la loro squadra perde, per prima cosa tornano a casa e attaccano turilla con la moglie; e se, rientrando, la trovavano in letto col vicino di pianerottolo o il loro migliore amico, o perfino un tifoso di una squadra nemica, non per quello volavano mazzate, ma per i quindici o venti obbrobri appena patiti da Blissett. E dopo, l'infame, rideva. Sbagliava gol che anche un paralitico avrebbe fatto, e rideva: alla fine, non potendo far altro, rideva tutto San Siro, si andava allo stadio come alle comiche, per digerire, sapendo cosa ci aspettava. Se il Milan vinceva, dicevamo: ce l'abbiamo fatta nonostante Blissett.

Aveva un modo tutto suo, creativo, di non farne una giusta: se bastava appoggiare in rete, scaricava una pedata apocalittica che spediva la palla a spaccar le stelle; se ci voleva una bordata, gli usciva un piumino da cipria; s'incaponiva in numeri da circo che non poteva permettersi, potendo al massimo salire su un trespolo; con 9 compagni liberi, s'infilava in una serpentina ingloriosamente franata sui suoi stessi piedi; riusciva senza fallo a servire sempre l'avversario meglio smarcato, ed io ricordo certi precipitosi capovolgimenti di fronte per scongiurare, da un gol fatto, un gol subìto sempre per l'assist demenziale di Blissett: le bestemmie dei compagni si sentivano in tutto lo stadio, e coprivano quelle, pur tonanti, dei sessantamila sugli spalti. Ai derby, Blissett si esaltava: e lì dava il meglio, ovvero il peggio, di sé. Ho visioni di giocatori dell'Inter che uscivano abbracciando i rivali rossoneri in lacrime, i fratelli Baresi che si avviavano negli spogliatoi scuotendo la testa.

Mi sono chiesto a lungo perché mai non l'abbiano ucciso con una pera di doping o alla peggio a bastonate; mi sono domandato sempre chi proteggesse questo idiota indegno della maglia che portava (riuscì nell'impresa più unica che rara di far rimpiangere un altro scarpone, Egidio Calloni, lo sciagurato Egidio, come l'aveva crocifisso el Gioan Brera); mi sono posto sempre il dilemma: ma lo fa apposta? È corrotto? Ma non poteva venire pagato dall'intero campionato, domenica dopo domenica, c'era del metodo in quella deficienza e alla fine concludevo: no, è solo scemo, troppo scemo, ma più scemo ancora chi l'ha comprato (dal Watford, la squadra di Elton John: bastardo) e se lo tiene e ce lo fa mandar giù, domenica dopo domenica, gli venisse un canchero. Leggo oggi che il buon Luther insegna calcio ai ragazzini: Dio, che abominio. Leggo che è testimonial contro il razzismo: siamo al surreale, se c'è uno che il razzismo l'ha fomentato a suon di gol (mancati), quello è proprio Luther.

È stata una fortuna, per la Kyenge, che sia arrivata solo dopo, molti anni dopo quella mortificazione del calcio e del buon senso: le sarebbe bastata una partita, ma che dico, un tempo, ma che dico, cinque minuti del primo tempo per diventare una razzista tale da provocare una crisi mistica a tutta la Lega, senza eccezioni di sorta.

Commenti

  1. ..ricordo un'amichevole precampionato..milan vs rimini a s.siro, allora ero malato di milan da sempre..andai per scoprire il nuovo centravanti..ma era un milan minore, da disperarsi.

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  2. E infatti un gruppetto di mediocri scrittorucoli....ha utilizzato, a metà anni novanta, il suo nome per pubblicare libercoli banali.....
    Si credevano intellettuali che avevano fatto una scelta naif a chiamarsi come lo scarparo nero................
    Invece loro erano distanti dalla letteratura come lui dal calcio

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    1. Dici le groupie del terrorista Cesare Battisti (e di Berlusoni)?

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  3. ricordo un cross di blisset che, al posto del pallone, scavo' zolle di terra del nostro sacro prato...
    uno sconforto.
    va bene essere casciavit ma era troppo anche per noi.
    Vp

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  4. Beh, però qualche grande centravani il Milan l' ha avuto. Per esempio,Calloni ( lo sciagurato Egidio )

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  5. era un grande al contrario...

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  6. in Inghilterra fece comunque un sacco di goal, sia prima di vestire la maglia rossonera che dopo, quando se ne tornò a giocare da quelle parti...

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  7. ritratto spettacolare di un bidone!
    vit

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  8. era oltre il bidone,
    quindi : (credo) oltre l'insulto da stadio.
    Vp

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