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Visualizzazione dei post da ottobre, 2013

HO DATO

Proprio così. Ho dato la mia pazienza a buoni, cattivi e soprattutto squilibrati: dalle mosche da forum di un certo giornale, che venivano a rimbalzarmi sul blog, ai disperati di indymedia, che spesso erano le stesse personcine triste, dalle groupie di cesare battisti agli ossessi religiosi, dai ciellini a quelli di Scientology, dai berlusconiani hard ai vendoliani fard, dai fannulloni noglobal agli okkupatori perenni, dagli esaltati scout ai grillini gomblottisti, fino ai più assurdi di tutti, la setta dei sorcini, una miseria umana che manco Scola in Brutti, sporchi e cattivi avrebbe saputo immaginare. L'estetica del degrado, proprio. Mai mi sono sottratto, mai ho evitato un confronto, uno scontro, una risposta, perché sarebbe stato troppo comodo, e non leale. Altri e più titolati colleghi non spendono un attimo del loro tempo, rispondono solo agli adulatori. Io, che di colleghi non ne ho, ho sempre accettato sia il confronto che la rissa. Però adesso basta. La mia parte l&

Katy Perry, da lolita a diva - CULTURA

Katy Perry, da lolita a diva - CULTURA

IL CUORE DI LOU REED

Leggo un ricordo di Paolo Zaccagnini per il suo amico Lou Reed. E capisco come si possa restare orfani di un amico, e non smettere di piangere: va via qualcosa di irripetibile, di insostituibile. Quella capacità unica di dare un amore unico. Tantopiù delicata, incantevole, struggente perché non te l'aspetteresti in uno che si perdette mille volte. Ma è proprio questo il punto. Conta il tempo, il tuo tempo. E' proprio questo l'esempio. Quello che si lascia, perché lo si è infine conquistato. L'umanità raggiunta, e come la interpreti con addosso la vita. Come invecchi. E' anche la sfida più bella, l'unica per chi, come me, ormai si va preparando. Perché è così facile buttarsi via invecchiando, ed è così complicato, invece, trovare il bandolo di questa matassa di tempo. Ci si confonde, si ha paura. È complicato raggiungere la propria età, farsene raggiungere e camminare insieme. Sembra pazzesco, ma ci si perde più che in gioventù. E crescere con la gambe più f

Beck torna con Morning Phase - CULTURA

Beck torna con Morning Phase - CULTURA

UN GIORNO PERFETTO

foto di Fabio Cristini La solitudine di un treno che arriva Sulla riva di destini si ferma Che salgono come condannati Si disperdono nei suoi vagoni E' un attimo, già sulla banchina E' un deserto d'onde di ricordi Penzolanti da ganci d'assenza Noi continuiamo con le nostre gioie Da niente, con il nostro dolore Tra i denti, sta tutta in un tonfo La solitudine di un treno che parte E' la stessa dei denti che perdi Sta nei grani di un rosario rotto Nella scia trafitta dal tramonto Di un giorno perfetto ma per finta E lo stesso ucciso troppo presto Sei tornato a vuota prigionia Gli animali dormono allo zoo

IL FARO 39

Qualsiasi riferimento alla più incalzante attualità è evidentemente voluto. Chi ci spia? Tutti. Chi spiamo? Tutti. Ma le cose succedono come al solito e nessuno se ne accorge. Chi lo sa, per esempio, cosa accade in Brasile, quali furori, quali contraddizioni? Chi sa chi e perché vuole mantenere così com'è la Costituzione calcarea? Chi sa dove vuole andare a parare chi vorrebbe liberalizzare di tutto, però proibendolo? E gli spioni, questi spioni che sembrano personaggi da film d'avventura, da fumetto, chi sono, da dove vengono, chi ne agita i fili? E erti comprimari dell'informazione, più da "scherzi a parte" che da notizie, chi li tiene su, a chi fanno comodo, che senso hanno? Questo è diventato il Paese dell'”io so”: ma non è una manifestazione di sospetto, invece? E chi agita il sospetto, chi lavora per annichilire un Cavaliere già distrutto da se stesso? Perché non può bastare la sua umiliazione pubblica, ma si punta a cancellarlo, a sbianchettarlo? Chi

MA LA ZEROSETTA E' VIOLENTA

Scrivo un pezzo irriverente, diciamo pure blasfemo, su Zero e arrivano, puntuali come la morte, futuriste minacce sorcine, zoppicanti messaggi minatori, epiteti curiosi, purtroppo a distanza di sicurezza (sui responsabili, comunque, la polizia è automaticamente informata e senza che io l'abbia coinvolta). In vita mia ho goduto di attenzioni un po' più urgenti, anche da camorristi, e mai avvolto in una scorta; ho visto una pistola dalla parte sbagliata, e la mano che la impugnava tremava e le pupille erano dilatate; ho avuto incidenti, macchine sfasciate, appuntamenti in aperta campagna dove mi aspettavano i picchiatori; hanno intercettato gente che voleva farmi fuori. Poi le attenzioni su Indymedia, da sedicenti Nuove Brigate Rosse, “colonna Walter Alasia”, che invitavano a “spararmi a vista”, e il contraltare dei fasci da centro sociale. Infine, le porte chiuse e la lista nera nell'ambiente. Pazienza, la libertà ha sempre un costo. Ma non sempre un prezzo. Attualmente god

Lou Reed, una vita dissonante tra rock e politica - CULTURA

Lou Reed, una vita dissonante tra rock e politica - CULTURA

Addio Lou Reed, poeta rumoroso del rock - CRONACA

Addio Lou Reed, poeta rumoroso del rock - CRONACA

LASCIATECI SOLARE

Che brutto, è morta l'ora “legale”, che oltretutto non vuol dire niente ma comunque, ecco, ti svegli, fai le faccende di una domenica d'autunno e la mattina non finisce mai, poi non fai in tempo ad alzarti da tavola e sprofondi nel buio: oggi comincia l'inverno, il resto sono storie, comincia oggi e per quanto mi riguarda finirà solo quando torna l'ora “legale”, che non vuol dire niente, è appena il ritorno alla vita. Questi due mesi, sino a fine d'anno, sono un tunnel da fare in apnea; poi, al pomeriggio del primo gennaio, me ne andrò sul lungomare a scrutare il cielo pensando, vedi?, si sono già allungate di un filo. Memorie di un meteopatico. Non hanno senso questi due mesi, perché non ha senso un tempo così scuro, un tempo polare, già questa nostra vita è tenebra, orfana di migliori anni, perché infierire così, perché condannarla alle ombre? E in campagna, dove sono, viene più buio, il silenzio è più spesso, non vedi una vetrina infilzare la sera. Leggo che

L'ANATEMA DI ZERO

Ci siamo: i miscredenti siano inchiodati con la lingua alla sacra porta di Zerolandia. Marinella Venegoni, critico musicale de la Stampa, racconta oggi in un post sul suo forum “On the Road” d'essere stata scomunicata da Renato Zero, che le avrebbe impedito l'accesso all'epifania della conferenza stampa per l'ultimo album, il capitolo secondo del mastodontico AMO. L'eresia? Avere annunciato per tempo l'uscita, lo scorso marzo, del capitolo primo senza previa autorizzazione dell'interessato. Il quale nutre, evidentemente, un concetto un po' confuso dell'informazione, e non solo di quella: se c'è una notizia, la dai, questo è il comandamento, da queste parti. Poi, certo, si può scegliere di soprassedere per ragioni superiori, per esempio a me è capitato d'imbavagliarmi da solo, essendoci in ballo la salute, magari la vita, di qualche sventurato: non pare questo il caso di un disco, con buona pace di chi l'ha concepito. Conosco Marinell

LUI CANTA ED IO

Colgo in scia una vecchia raccolta di Gianni Bella, proprio lui, e viaggio dove non mi aspetto. Una viuzza assurda, via Astolfo, lunga venti metri e malfamata, di giorno c'è l'ufficio postale, di notte chissà quali fantasmi; congiunge le arterie di via Porpora e via Vallazze. E l'ho sempre amata. Filtra un sole fine anni Settanta, un odore di polvere, un richiamo di negozi: la trattoria toscana da Vasco, il negozio di jeans International Shop, dove si vestivano tutti i tamarri noi compresi, la trafila di botteghe, stazioni d'una processione giornaliera scandita a sghignazzate, ciascuna un personaggio: i due fratelli salumieri, il Carlo e il Giosué (rigorosamente con l'articolo), che non si sono sposati per cui nel quartiere li chiamano “le sorelle Bandiera”. Carlo è moro e bonario, ma un po' subdolo; Giosuè sembra il principe Carlo, è rosso di capelli e tutti gli dicono che è carogna: “Ti, ròs, te set catif!”. Lui ride carogna, è uno juventino infame in ter

Giuliano Clerico, il talento dell'Adriatico - CULTURA

Giuliano Clerico, il talento dell'Adriatico - CULTURA

QUANDO AFFOGO

Ci sono dei momenti, o dei giorni, che hai solo voglia di sparire. Non dipende da qualcosa in particolare, semplicemente ti spegni, ti senti più sconfitto e inutile del solito, nessuna speranza ti rimane, nessuna esperienza ha più valore. Tutto gronda dolore, il mondo è solo una immensa pozzanghera di lacrime e tu ci affoghi. Perfino le piante sembrano lamentarsi, perfino il mare si contorce sconvolto. Nell'aria stridono gabbiani, e il loro monito di strazio è senza consolazione. Oggi per me è stato uno di questi momenti. Lunghi momenti che non passano, una fatica infame a sorridere, a tenerti occupato, poi resti da solo e t'infrangi in nell'oscurità di un viale, quando è scesa la sera, e ti senti l'ultimo uomo sulla terra e ti senti il più sconfitto dei cani. Il più solo. E tornavo a casa in Vespa e non passava e non sapevo cos'era, capivo però che qualcosa, chissà quando, s'è ammalato per sempre in me, senza possibilità di guarigione. Questo male è dapper

Addio alla musica? Lana Del Rey ci pensa - CULTURA

Addio alla musica? Lana Del Rey ci pensa - CULTURA

IL FARO 38

Chi sono quelli dell'antifa permanente, che godono se in Valsusa volano le bombette siccome l'ha detto Erri? Chi sono i capitalisti di Stato che affondano aziende e poi pretendono di salvare con altre aziende affondate, tanto mica pagano loro? Chi sono quelli che “non si può più andare avanti così, signora mia”, ma non toglietegli le loro province inutili, enti ridicoli, bollette e bollettoni? Chi sono i facsimile di Noschese che vogliono 50 miliardi l'anno? Chi sono quelli ai quali non risulta? Quelli della pressione fiscale, che in realtà è una rapina? Quelli della retorica sui morti, ma in eleganti passerelle? La copertina risponde già. Poi ci sono quelli che si salvano: Lugano Bazzani, Joseph Arthur, Twisted... Il Faro n. 38, spedito via email agli abbonati sabato 19 ottobre. Il Faro, la rivista elettronica di MDP, sempre più elaborata, colorata e bella!

Jonathan Wilson, la voce autentica del Nord Carolina - CULTURA

Jonathan Wilson, la voce autentica del Nord Carolina - CULTURA

LAVORO SPORCO

La presidenza dell'Antimafia a Rosi Bindi è l'ennesima liturgia di un potere consumato ma insaziabile; eppure sbaglierebbe chi la archiviasse nello scaffale del grottesco. Certo, l'ennesima poltrona inutile per una politicante inutile è roba da Nuovi Mostri , considerata anche la caratura di questa eterna miracolata il cui valore è inversamente proporzionale alla voracità. Ma dietro c'è molto di più, c'è il segnale che la lotta continua, anzi è forse a una stretta decisiva, benché non ancora prevedibile dall'elettorato e non ancora predetta dall'informazione. Bindi, di mafia e di antimafia, sa poco o niente; non se n'è mai occupata, non le ha mai interessato. In compenso, sa una cosa, come la sanno tutti quanti l'hanno, malgré bongré, sfiorata o bazzicata: che questo carrozzone, uno fra i più inutili e corrotti fra tutti, non serve, come non è mai servito, a combattere la mafia, ma (fondi pubblici ed europei da accaparrarsi a parte) a combattere

Neil Young torna con Live at the Cellar Door - CULTURA

Neil Young torna con Live at the Cellar Door - CULTURA

SOTTO L'OMBRELLO

Non lo dice nessuno, per carità, ma il gesto d'insanità mentale dello stonato Maradona, il vaffanculo ombrellato agli straccioni che le tasse debbono pagarle per forza e anche per i evasori xxxl come lui, ha disvelato una volta per tutte le acque reflue che ribollono sotto le buone intenzioni della sinistra che pensa bene, vive bene, appare bene, molto abile a dissimulare il proprio analfabetismo che s'abbevera alla scuola serale di Fabio Fazio e Lucianina Littizzetto. La sinistra del moralismo virtuoso, gendarme del corpo delle donne e della più-bella-Costituzione-del-mondo impunemente violentata dal Caimano che la fa a brandelli, la divora come una fica. Va ricordato, per quanto specioso, che questa sinistra ha riedificato, caduto il Muro, la propria ragion d'essere sulle battaglie di legalità con cui espugnare un Cavaliere ladro, pedofilo, magnaccia, ma evasore! Annate complete di MicroMega spese a ricordare che quello, quello, quello fu il chiavistello con cui fott

Willis Earl Beal, la nuova voce Blues - CULTURA

Willis Earl Beal, la nuova voce Blues - CULTURA

QUANTO LONTANA E' LA MIA VITA

Mi sento tagliato fuori. Leggo che la Roma è in cima alla classifica, ha vinto tutte le partite e strapazzato il Napoli, e mi chiedo: ma dove siamo, negli anni Ottanta? D'accordo, sarò io che a un certo punto ho ammainato la bandiera (del Milan) e da un quarto di secolo non so più niente del campionato di calcio: ogni tanto vedo un calciatore e dico: ma questo non stava da un'altra parte? Oppure non lo conosco proprio. Ma è da queste cose che capisci quanto lontana è la tua vita. Ci ripensavo poco fa, in Vespa dentro una mattina fantastica, un'ottobrata magica e quella luce che mi riportava indietro quando col mio buon amico Eros a mezzogiorno partivamo per San Siro, che stava dall'altra parte di Milano e ci volevano due ore, e s'arrivava in uno stadio pieno di radioline, un coro mostruoso, cinquantamila radioline con la stessa voce. Andarci adesso, a San Siro, forse lo troveremmo chiuso, perché han giocato ieri sera. O magari giocano martedì. Che senso ha, olt

DAPPERTUTTO

Il vero mare, è la solitudine. E la rete, lungi dal colmarla, l'ha esasperata portandola allo scoperto. Il mare che non argini è la solitudine, nei suoi social network, negli appelli sconclusionati, nelle richieste disperate d'attenzione, nei furori sterili e infantili. C'era, tutta questa solitudine, covava, cercava una via di fuga. L'ha trovata infognandosi in un computer. Adesso è qui, e ci cerca. Ci raggiunge. Non ci lascia in pace. La solitudine siamo noi, il mare siamo noi, che non lo ammettiamo a noi stessi ma ci alziamo con una speranza ossessiva: chi mi ha cercato? Soli come bestiole, ma meno attrezzati, meno disposti, perché l'uomo non è fatto per star solo, perché gli asceti sono pazzi, e si ha bisogno di una vita a fianco, fosse pure quella di un cane, di un gatto, di due occhi che ci guardano. E le nostre parole al vento invocano parole, risposte che a loro volta invocano parole, in un intrecciarsi d'attenzione isterica che punta a se stessa. Q

VIA D'USCITA

Legge di stabilità. Che ha scontentato tutti, ma non è una novità, fa parte del copione nazionale. Al di là delle posizioni strumentali, par di capire che il nonsenso di questo provvedimento stia nel pieno di vuoto, in una serie di falsi provvedimenti che, di fatto, lasciano tutto come sta, insomma tirano a campare, specialità famigerata in cui siamo maestri. C'è anche un sovraccumulo di arroganza che sembra avere oltrepassato il tipico dire e disdire dei politici per imboccare una fase nuova: il dire che contraddice la realtà. Quando Alfano e Letta, dopo avere ribattezzato una Imu potenziata, alzato l'Iva, aumentato la benzina, ritoccato le spese correnti, salmodiano “Non abbiam messo mano nelle tasche dei cittadini”, nella loro allusione vagamente osè stanno dicendo: la nostra parola contro la vostra e la nostra conta tanto quanto la vostra non vale niente, perché noi siamo il potere. E tutto per tirare a campare, o a morire nel caso di molti. Ora, abbiamo masticato quel

LE TESTE

Ciao Max.......mi ricordo che tempo fa scrivesti un articolo intitolato proprio così....La Nave dei Folli.........riferendoti al nostro paese... Oggi quella nave è ormai in alto mare......... Ho letto le dichiarazioni del novello Ingroia....Teresi..: l'appello ai mafiosi di abbandonare i politici!!! E subito dietro pronto in caravanserraglio de tutti i vari agenderossebongiovannitravaglio.......... Io pensavo che dopo sentenze e sputtanate si sarebbero calmati....invece no............. sono come quel mostro mitologico............l'Idra ...che aveva tante teste ....ma ogni volta che gliene tagliavano una...ne rinascevano due!!....come qua da noi.....tagli na testa....e ne rinascono due!!!!!!! Firmata, Roma Teste sì, ma de gran casso, avrebbe detto Nereo Rocco.

Duran Duran, il tributo degli alternativi - CULTURA

Duran Duran, il tributo degli alternativi - CULTURA

IL FARO 37

Siamo alla fame. Nella fame. In fame. Lo siamo per un capitalismo che solo in Italia riflette un degrado politico che, proprio come la politica, salva regolarmente spennando gli utenti, i cittadini, i Cristi in croce. Lo siamo perché l'idea socialista di un uomo dignitoso, libero, è completamente andata, sparita per sempre. Perché l'ultimo irresponsabile si chiama Letta, ed è lo stesso di tutti gli altri. Perché lavoro non c'è, ma chi vuol lavorare non deve farlo, chi potrebbe farlo non può. Perché ci preoccupiamo dei malviventi, non delle persone per bene. E di chi sta fuori, non di chi ammuffisce in cella, al di sotto di qualsiasi ingiustizia. Perché fanno carriera gli stronzi, gli ammanicati, i falliti sempre in sella a dispetto dei fallimenti. Perché i nostri genii sanno solo scopiazzare. Perché ci preoccupiamo di mascalzoni che affogano uomini, speranze, dignità. E imbecilli che non esistono, però si sentono più importanti di chi ha scoperto la penicillina. Il Far

NON MI SENTO BENE

Non sentirsi mai in una mattina Di campane al vento della festa Di quel male che ti nutre e costa Una sinfonia di vetro in testa Non sentirsi mai dentro la pelle D'un peccato, d'un difetto o un pregio Nel diritto a esistere, a guardare Delle stelle in cielo il florilegio Non sentirsi mai a Natale, al mare Nei passeggi aperti della gente Che s'intreccia, vive, si diverte Non sentirsi né male né bene Solo come un sasso in fondo a un fiume Come un imbucato alla sua festa L'ultimo che resta e si detesta Mentre parla e parla, si racconta E vorrebbe solo dirsi “basta” E sentirsi fare di paura Non appena t'avventuri fuori Perché non è questo il posto giusto Perché non esiste il posto giusto Non sentirsi mai nella tua casa Che ti guarda torva ma ti serve Un rifugio dove piangere Nel respiro affranto della gente E capire che niente è importante Niente di chi sei, hai e non hai fatto Che non hai mai scritto un solo ri

MENTRE LA GENTE S'IMPICCA

La nuova scusa cult è: “Ma io faccio guadagnare”. Sembra la pubblicità dello sciampo, è invece il ringhio rabbioso dei progressisti tutti portfolio: Benigni, Crozza, Fazio. Roba da schiaffoni, ma se uno arriva a pretendere dieci, quindici, venticinque milioni, la vergogna l'ha già smarrita da un pezzo. E non sta in piedi: la Rai ha 250 milioni di debito, quindi non è questione di guadagnare: ma di risparmiare. Fare a meno di alcuni bravuomini in quota PD fa appunto tener da parte, a conti fatti, una sessantina di milioni: mica male. Anche perché poi il lucro eventuale se ne andrebbe per rivoli in seno alla gloriosa azienda, farcita di raccomandati politici. Mentre un guadagno, un bravo imprenditore, lo reinveste. Non è neanche una questione legata al mercato, cosa che comunque questi signori, a parole, disprezzano: il mercato dev'essere libero per definizione, oppure non è; se è drogato da manager, padrini, partiti, agenzie, che libertà è, e soprattutto che mercato è? Il m

Morrissey, il rock di rabbia sbarca al cinema - CULTURA

Morrissey, il rock di rabbia sbarca al cinema - CULTURA

King Krule, il nuovo talento del Regno Unito - CULTURA

King Krule, il nuovo talento del Regno Unito - CULTURA

IO TI HO VISTO

Io ti ho visto piangere l'inferno Senz'anche una lacrima versare Ogni inverno infrangere coi sogni D'un coraggio intransigente, i sogni Del tuo cuore, gigante bambino Bambino gigante che le piante Anche loro incanta al suo cantare Io t'ho visto nascere e morire E risorgere contro ogni amore E per ogni amore che non muore Io t'ho visto sempre andare via E lo stesso non trovare pace A cavallo sulla scia d'un suono Che la voce adorna tua di luce Non sarà senza versare sangue Tu patisci l'unghie di poesia Quella che ti tiene per le palle Quella che ti scaglia fra le stelle Io t'ho visto a volte fare male Con la nobiltà delle parole Perché la viltà non t'appartiene Perché poi ti taglierai le vene Per il puro orrore di volare Dove non arriva chi è normale Io t'ho visto dormire con gli occhi Che cercavano fiocchi d'immenso E la vita che ha smarrito il senso Adorarla di un dolore intenso Un

Pixies, il ritorno del rock alternativo Anni 80 - CULTURA

Pixies, il ritorno del rock alternativo Anni 80 - CULTURA

SOPRA LA SCHIUMA

Non è vero che si resta gli stessi, l'uomo è fatto per cambiare, gli capita anche se non vuole. È proprio la vita a riplasmarlo sfregiandolo; e i computer, che altro sono nei loro “resettaggi” se non simulazioni dell'animo umano? Siamo fatti di programmi, come i filosofi avevano ben intuito, che nella nostra scatola cranica a volte funzionano troppo, altre per niente, e capita d'incontrare chi ne attiva di insospettati: allora è l'attrazione reciproca, è l'amore, che ci dà l'illusione di rinascere, di ringiovanire. Passi il carattere, che poi è un generico atteggiamento verso la vita. Ma solo un mostro riesce ad essere impermeabile alle sue ingiurie. Ai tatuaggi della vita. Succede agli animali, figurarsi agli umani: ogni trauma, è dimostrato, provoca sconquassi chimici che alterano il cervello, il che porta a dire che la mente funziona in modo diverso. Io sono cambiato. Io cambio sempre. Io cambio troppo. Dopo un periodo nel quale ho davvero risc