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UN VOLO DI GIOIA


La parte più bella di Sweet Summer Sun, il film dei due concerti di quest'estate ad Hyde Park dei Rolling Stones, sono i cinque minuti di Ruby Tuesday. Perché il gruppo lascia spazio al pubblico e vengono inquadrati in ordine sparso tanti fans nell'immensa platea. Giovani, vecchi, soli, in coppia, in branco, abbandonati a se stessi, segnati nei lunghi capelli sfiniti, malamente tatuati con la lingua, con addosso le magliette degli Stones. Contorti nella nostra impotenza di felicità oppure immoti come alberi incisi. È una scena che commuove e mette una maledetta tristezza, non te l'aspetti così all'improvviso, nel bel mezzo d'un concerto infuocato. Negli occhi abbiamo il nostro consumarci, negli occhi pieni di farfalle e di lacrime, ma non possiamo non difendere l'ultima illusione. Quanto siamo fragili, noi fatti di sogno, con tutta la concretezza del vivere che evapora, ci sfugge dalle dita. 
E quando guardiamo un altro che ci guarda, vorremmo rompere lo specchio della nostra sconfitta. Siamo patetici coi nostri anelli, ciondoli, ricami sulla pelle e assenze nello sguardo. Ma siamo qui a ballare, a cantare, a tirar fuori la lingua. In libera uscita da noi stessi per due ore. E loro suonano per noi. Ecco perché sono grandi i Rolling Stones. Perché come nessuno ci consentono un altro volo di gioia quando la vita ci ha battuto e non possiamo più fingere e non possiamo rifarci. Per noi come per loro tutto sta scritto in faccia, la mappa è irreversibile, ma più crudele la nostra rotta di cicatrici senza trionfi. 

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