Passa ai contenuti principali

OCCHI NEGLI OCCHI


Caterina malata, Caterina salvata (dalla sperimentazione animale), Caterina maledetta, Caterina epicizzata. Comincia già a stare stretta questa universitaria che soffre per la combinazione di alcune malattie rare, ma con la forza di intervenire sui media più di Renzi, che comunque le ha offerto un endorsement su Twitter, che probabilmente prelude a un imbarco nel PD. La faccenda, così in bilico tra le ragioni della salvezza umana e quelle del sacrificio animale, pareva fatta apposta per scaldare gli animi in questa fine d'anno, e ha acceso discussioni anche intorno a un mio breve pensiero su facebook. Non sono intervenuto perché i miei lettori sono meglio della media (infatti la discussione, dopo alcune scintille, ha preso subito una piega più che accettabile), e perché se c'era un caso davanti al quale arretrare, era proprio questo: non ho opinioni precise, solo dubbi: qualche anno fa scrissi, mi pare sul Mucchio, che la sperimentazione era forse un male, ma necessario; oggi scriverei che forse è necessaria, ma è un male. Però a questo punto non mi va più di tacere, perché non mi fido più di quello che vedo e che sento. Tanto per cominciare, torno a ragionare da giornalista consapevole che niente di quello che accade tra i media è per caso: salta fuori questa ragazza e fa un appello così e così. Come minimo, mi suona curioso. Dopodiché si scatena la prevedibile bufera, con la conseguenza di dimenticare un'altra notizia di cui nessuno parla: la recentissima raccolta di un milione di firme per vietare la sperimentazione a livello europeo, travolta dall'uscita di Caterina. Posso, da cronista, fidarmi di quello che constato, della sua “realità”? No, non mi fido, o almeno ne dubito: o questa è una bufala colossale quanto cinica, ma allora lo scopriremo presto; oppure, e mi pare malgrado tutto l'ipotesi più attendibile, questa ragazza è davvero quella che sembra ma è stata strumentalizzata, le hanno fatto dire qualcosa che volevano fosse detto. Perché uno col problema di sopravvivere, non si alza al mattino e registra un video in cui, con la mascherina e i tubicini che sporgono, interviene a favore della sperimentazione eccetera. Naturalmente, la discussione sortita dopo l'intervento della giovane sofferente, e soprattutto dopo la provocazione becera di ignoti animalisti che le augurano di morire, si è articolata sulle ragioni della ricerca, ovvero sul dilemma tra salvare un essere umano oppure un essere che umano non è. Mi pare fuorviante, e vado a tentare di spiegarlo.
Anzitutto, l'uscita di Caterina è stata cavalcata da medici che sulla necessità della sperimentazione animale giurano; ma quelli che, viceversa, la rinnegano, definendola inutile, trovano poco o nessuno spazio. Eppure sono altrettanti. Questi sanitari (e anche qualche lettore) ricordano i casi di Sebin, di Pasteur, di Jenner, che, se mai, sperimentarono su loro stessi; restano comunque decisi nel definire inutili e crudeli gli esperimenti su animali. Qui nessuno è scenziato, e non prendiamo posizione: diamo semplicemente conto di altre voci, che non sono quelle di un biscazziere come quello del metodo Stamina, ma di elementi della medesima comunità scientifica che approva gli interventi sulle bestie. Comunità che, come minimo, appare discorde: non dovremmo tenerne conto? Si aggiunga, e davvero non si può trascurare, il sospetto circa gli interessi, colossali, delle multinazionali farmaceutiche. Qui io so, ed ho le prove, che questi non si fermano davanti a niente. In passato testavano direttamente sugli esseri umani, adesso, di fronte alla crescita delle istanze sociali e dei diritti sociali e individuali acquisiti, insomma dal garantismo umanitario recepito nelle legislazioni durante l'intero Novecento e soprattutto dopo il trauma dell'atomica, vengono buoni gli animali. Che non sono impiegati solo in medicina, ma anche per futili torture visto che quelle multinazionali mettono insieme aziende del farmaco e, per dirne una, della cosmesi: difatti, di prodotti marcati L'Oreal, Garnier e comunque Procter & Gamble, in casa mia non ne entrano più. Così come di capi di vestiario in pelle: non posso materialmente privarmi della roba vecchia che possiedo, tantopiù che il mio armadio è piuttosto sguarnito. Ma il discorso, per gli acquisiti che farò, è, per quanto mi riguarda, irreversibile. Circa l'alimentazione il discorso si complica ancora, non arrivo al vegetarianismo ossessivo ma in casa abbiamo ridotto drasticamente il consumo di alimenti animali: mi fermo qui.
Ora, io avrei un modo semplice quanto efficace quanto, forse (non ne sono del tutto convinto) scorretto per spostare la discussione dove pare a me. Mi basterebbe pubblicare una foto, una sola foto, di un animale sottoposto a “sperimentazione”. E neppure delle più cruente, ma semplicemente delle più “umane”. Siccome quella foto è oltre l'atrocità, non lo faccio – e prego i lettori di astenersi allo stesso modo: fidiamoci sulla parola. Quella foto mi ricorda quello che i miei due gatti mi insegnano ogni momento: nei loro occhi c'è vita, c'è sofferenza e c'è un amore per me che non è fatto di puro istinto ma oscilla sul crinale della volontà. Essi vogliono amare, ogni animale vuole amare e in questo custodisce ben più che un embrione di Sé. Detto in parole filosofiche, Voltaire aveva torto e Schopenhauer aveva ragione. Da quando incrocio quegli occhi, le mie convinzioni circa la necessità della sperimentazione su altre forme di vita sono andate in frantumi. Mi sono sforzato di non personalizzare, anzi di non personalizzarmi, di non ricondurre un dilemma etico al mio caso privato. Mi sono imposto cinismo. Mi sono obbligato a ragionare nel modo più distaccato. Il risultato è che io non posso ignorare quegli occhi e i sentimenti che ne traboccano. Io oggi sono convinto che sugli animali sappiamo ancora molto poco. Non so se anche per loro possa ipotizzarsi quel salto evolutivo che si ha quando si accende in modo permanente, irreversibile, la scintilla che porta a intuire: io sono io, e allora niente è più come prima (nemmeno per noi bipedi che ci consideriamo in diritto di ucciderli): ma non mi sentirei di escluderlo a priori.
Quanto ho scoperto sugli animali, o meglio quanto mi hanno lasciato scoprire su loro stessi, ho cercato di metterlo in un ebook. Ma a questo punto non posso più sottrarmi al dovere di riconsiderare certe prorità etiche. La stessa obiezione che mi porta idealmente a scegliere se salvare una persona cara, me stesso o semplicemente una persona, piuttosto che un animale, mi pare un tranello: oramai, i farmaci che usiamo sono già stati testati, hanno già imposto i loro sacrifici animali: il problema, se mai, è per quelli che verranno. E allora a questo punto mi sento in diritto, e in dovere, di proporre un compromesso: dimostrami che senza torturare un cane, uno scimpanzè o una cavia questo composto non potrà salvare un bambino. Dimostramelo senza margine di errore. Altrimenti non ci sto. Altrimenti ti dimostro io che un animale può salvare un umano anche senza soffrire: mia madre ha 81 anni, ha superato tre operazioni in due anni e vive per la gatta randagia che le abbiamo portato un giorno particolarmente cupo: all'inizio la odiava, oggi non può farne a meno. Non sarebbe qui, oggi, senza quella presenza che dorme con lei, che ogni mattina la va a svegliare, che l'ha aspettata per 40 giorni, in casa da sola, mentre lei era in ospedale.
Vorrei dire, per riassumere, che anche la nostra pietà può essere ambigua e traditrice, così come l'odio imbecille (se non artefatto) di chi augura la morte a una ragazza che non ha mai vissuto. Nelle stesse ore in cui si discute di questo dilemma etico, un altro dramma non viene raccolto da nessuno: è quello della piccola Stella, la bambina di 9 anni investita a Santo Stefano da un rumeno ubriaco di 21 anni e deceduta due giorni dopo. Così si può morire, solo perché un bastardo sbronzo gioca alla roulette russa con un piccolo angelo. Così una famiglia può essere condannata a vivere la morte per tutto il tempo che resterà. Di Stella hanno donato gli organi, ed altre vite umane sono state salvate. Ma questa favola di Natale, straziante, terribile e commovente, non raggiunge nessuno, non merita il dolore di nessuno. A proposito, la risorsa romena è a piede libero e libera di guidare: il giudice non ha ritenuto di doverla fermare. Dove stanno, amici, la nostra indignazione e la nostra compassione?
Cara Caterina, non so se augurarti di guarire perfettamente o di non essere mai stata malata. Ma so che a questo punto non vorrei più sentirti pontificare dal tuo letto d'ospedale: ogni nuova esternazione mi lascia dubitare un po' di più sulle tue intenzioni. E comunque, mi perdonerai se, preda del mio dilemma, continuo a considerare disumano (oppure troppo umano) sacrificare una vita non umana per uno shampoo.

Commenti

  1. Mi permetto di farti un paio di correzioni.
    Jenner ha scoperto il vaccino del vaiolo, sperimentandolo direttamente su un bambino sano(cosa che oggi non sarebbe possibile), mentre Louis Pasteur ha sperimentato il vaccino della rabbia prima sui cani(ammazzandone qualche decina), e poi su un bambino malato, riuscendo a salvargli la vita. Senza la sperimentazione sui cani, avrebbe rischiato di ammazzare bambini!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non ho affermato direttamente, ma riferito voci contrarie. Prendo atto di queste correzioni.

      Elimina
    2. Ok, il tema è controverso. In passato la sperimentazione sugli animali, piaccia o meno, bisogna ammettere che è servita(come è stata utile anche tanta sperimentazione fatta direttamente sugli uomini, che a volte ha avuto anche esiti nefasti, e oggi fortunatamente è regolamentata in maniera molto più restrittiva), oggi dicono che in parte serva ancora(ma forse in alcuni campi se ne abusa), in futuro speriamo che se ne possa fare definitivamente a meno, o che almeno sia regolata con restrizioni simili alla sperimentazione umana!

      Quanto al caso di Caterina, mi sembra abbastanza chiaro che sia una specie di controffensiva mediatica alle campagne pubblicitarie degli animalisti, contro la sperimentazione. Visto che gli animalisti anti-vivisezione utilizzano argomenti emotivi per convincere la gente ad aderire alle loro campagne contro la sperimentazione, probabilmente i ricercatori favorevoli hanno deciso reagire con la stessa "arma"(che sembra molto più efficace di astruse argomentazioni tecniche), e usare la storia di Caterina per "colpire al cuore" il grande pubblico, e convincere la gente della necessità dei test sugli animali, e della bontà del loro lavoro

      Elimina
    3. Spero solo, ma non m'illudo, di non vedere questa entrare in Parlamento in "risarcimento", magari con un cucciolo in braccio (tipico del possibilismo piddino). Spero, ma dispero.

      Elimina
  2. Più animali che animalisti,anzi pardòn,bestie !. Augurare la morte ad una ragazza che manci conoscono.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. http://www.animalisti.it/comunicati-stampa/caterina-smascherati-gli-pseudo-animalisti.html#.UsHQUVbOeJQ.facebook Un VERO animalista infatti non lo avrebbe MAI fatto...essendo,nella maggioranza,antispecisti.

      Elimina
  3. Caro Del Papa, questo è di gran lunga il più bell'articolo che abbia letto sul caso Caterina. Avrei scritto similmente sul Giornale se Feltri non avesse preso il pallino in mano e ubi maior...
    Tutti hanno scritto paginate sui dementi che hanno offeso questa ragazza malata e nessuno si è posto il problema di dare spazio a una seria discussione SCIENTIFICA sulla sperimentazione animale. Me ne occupo da 40 anni ormai e con qualche titolo, credo. Ovvio che esiste anche il lato morale che ti giustamente ricordi e al quale non sono certamente immune (anzi...), ma il problema deve ritornare sui binari della scienza. Potrei scrivere per ore sull'argomento, ma basti a noi (e a Caterina se le potessi parlare) questa sola argomentazione. Se è corretto sperimentare farmaci su modelli animali (ratti) come mai esiste una lunghissima e desolante lista di malattie (Alzheimer, Parkinson, Creutzfeldt Jacob, Demenza senile, Fibrosi cistica, Spina bifida, SMA, Sclerosi Multipla, M. di Huntington, M. di Kennedy, Schizofrenia...mi fermo per problemi di spazio) per le quali non esiste, da 30 anni a questa parte, un solo farmaco in commercio che ne abbia cambiato RADICALMENTE la terapia? Ivi comprese le patologie di Caterina, povera ragazza messa nel tritacarne dall'establisment proprio quando in Senato si va a discutere della proroga delle norme restrittive sulla sperimentazione animale. Guarda un po' il destino. Non è forse possibile che, studiando modelli artificiosi di tali malattie sui ratti, siamo completamente fuori strada? Certo che questo dubbio non può attanagliare le Big Pharms e chi vive con i loro spesso loschi proventi. Con stima.
    Oscar Grazioli

    RispondiElimina
    Risposte
    1. C'è un riferimento nell'articolo, piccolo piccolo, buttato là con troppa leggerezza che trovo criminale ed è quello al metodo Stamina dove si definisce il suo ideatore un biscazzierre, senza tenere in alcun conto i medici validi che collaborano, i miglioramenti nei pazienti trattati, gli spedali civili di Brescia all'avanguardia nel trattamento con le staminali.
      Lo trovo offensivo nei confronti di...
      ...Marcello Villanova, uno tra i massimi esperti di SMA1 in Italia, che ha verificato di persona i miglioramenti nei piìccoli pazienti;
      ... tutti i malati e genitori che stanno lottando per ottenere l'ammissione (o la prosecuzione) alle cure compassionevoli, fortemente ostacolata dal ministro della salute;
      ...delle persone malate che manifestano dal mese di luglio scorso perché venga riconosciuto il diritto alla vita e vivono in una tenda in piazza Montecitorio;
      ...tutti i genitori che hanno perso i loro figli a causa dello stop alle cure ordinato dal ministro della salute.

      Elimina
    2. Il metodo stamina, fuori da ogni dietrologia, è un crimine e chi lo propala, sciacallando sulle sofferenze, dovrebbe finire in galera. E' quello il suo posto.

      Elimina
  4. ottimo giornalista O. Grazioli, begli articoli sul mondo animale.
    si.
    Vp

    RispondiElimina
  5. Hai pienamente ragione che avrebbe ucciso dei bambini....erano altri tempi...non si conoscevano metodi alternativi.....non ci si divertiva con esperimenti stupidi....oggi li fanno...oggi gli scienziati usano le cavie come passatempo....e questo è sbagliato....un tempo non esisteva nemmeno la anestesia e si operava a mente sana...oggi esiste...ma si apre il cranio delle scimmie vive e lucide.....basta......

    RispondiElimina
  6. INSULTI E SPERIMENTAZIONE SUGLI ANIMALI
    Ribadisco la mia indignazione per gli INSULTI ALLA RAGAZZA (Caterina Simonsen) che approva la SPERIMENTAZIONE SUGLI ANIMALI: sono vergognosi e inopportuni. Purtroppo, però, quando alcuni idioti trascendono nella volgarità e nel settarismo si finisce per fissare l’attenzione sugli insulti e NON DISCUTERE IL VERO PROBLEMA.
    Io sono contro la sperimentazione sugli animali (senza settarismo e integralismo). La ricerca scientifica progredirebbe ugualmente, forse più lentamente e in altra direzione. Progredirebbe invece notevolmente la nostra idea di UN’UMANITÀ GENEROSA e con il senso del limite che non sfrutta i più deboli e indifesi.
    Questo rallentamento consentirebbe inoltre di immaginare nuovi paradigmi scientifici e una nuova idea di salute pubblica. Infine sposterebbe risorse dalla ricerca delle cure alla PREVENZIONE DEI TUMORI che sono in gran parte di origine ambientale.
    Di conseguenza, sono critico – pur comprendendo le sue ragioni e le sue emozioni, visto che sostiene di essere stata salvata grazie alla ricerca scientifica – nei confronti della ragazza che USA LA SUA MALATTIA per sostenere un’opinione che invece andrebbe discussa punto di vista SCIENTIFICO, ETICO e politico con il dovuto rigore. SENZA RICORRERE ALLE EMOZIONI del dichiarare (senza basi scientifiche, etiche e politiche) che sarebbe morta se non ci fosse stata la ricerca. E se le risorse dedicate alla sperimentazione sugli animali fossero state devolute alla riduzione dell’inquinamento, non potrebbe affermare che non si sarebbe nemmeno ammalata? Sia questa mia affermazione, sia quella di Caterina Simonsen sono altrettanto prive di fondamento scientifico, etico e politico e una seria discussione dovrebbe aprirsi su questo tema. GLI INSULTI LA FERMANO NELL’INTERESSE DI CHI FA SPERIMENTAZIONE SUGLI ANIMALI.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non so se sia la ragazza, ad usare la sua malattia, o altri al posto suo.

      Elimina
    2. http://www.animalisti.it/comunicati-stampa/caterina-smascherati-gli-pseudo-animalisti.html#.UsHQUVbOeJQ.facebook

      Elimina
  7. Mi intrometto nella discussione con delle riflessioni come veterinario e ricercatore: bisogna distinguere tra sperimentazione animale e maltrattamento animale e credo che noi veterinari potremmo e dovremmo avere un ruolo cruciale in questo. La sperimentazione fatta male diventa maltrattamento. Ad oggi non è previsto che ci sia per legge un veterinario nella gestione degli animali durante l'esperimento. Mi spiego meglio: è previsto il veterinario dello stabulario che è responsabile del benessere animale in generale, degli ambienti, climatizzazione, alimentazione e cura degli animali stabulati, ma l'esperimento vero e proprio (quindi anestesia, analgesia, valutazione dell'animale ecc) può essere svolto da un biologo, da un medico chirurgo e anche da un veterinario. Ora credo che a questo livello ci sia un grosso punto critico, perchè la gestione dell'animale DOVREBBE essere affidata solo ed esclusivamente ad un veterinario!!! Perchè un biologo o un medico chirurgo (caterorie che stimo tanto) dovrebbero poter mettere le mani sull'animale, con quale qualifica? Il veterinario deve essere coinvolto nel progetto di ricerca sin dall'inizio, dovrebbe risultare nella richiesta di autorizzazione ministeriale come figura professionale addetta al trattamento dell'animale pena la bocciatura del progetto, dovrebbe partecipare con il gruppo di ricerca sin dall'inizio del progetto, dalla scelta del protocollo sperimentale. Tante volte mi son dovuto opporre a protocolli assurdi, che si basavano su concetti sbagliati della fisiologia animale. Noi veterinari sappiamo bene come sia particolare la gestione di un ratto, o un topo o un maiale e possiamo immaginare facilmente che cosa accade quando queste povere creature vanno a finire nelle mani di un biologo e di un medico chirurgo. Allora battiamoci per questa causa: la gestione dell'animale da sperimentazione deve essere affidata solo ed esclusivamente ad un veterinario. La nostra categoria è piena di "animalisti" che dovrebbero battersi per questo, iniziando da cose concrete ed efficaci. Sappiamo bene che non possiamo eliminare la sperimentazione animale, il corpo umano ed animale, sono sistemi complicatissimi e se fossimo in grado di riprodurrre in vitro la loro complessità non avremmo più bisogno di farmaci o altro. Capisco che non sia semplice accettare il fatto di avere in casa il nostro miglior amico mentre altrove altri suoi simili vengono sacrificati per la scienza. Ma giusto per fare un esempio ad oggi l'80% dei pazienti umani affetti da tumore alla prostata muore per altre malattie perche grazie alla ricerca animale siamo quasi riusciti a sconfiggere questo male spesso senza neanche sottoporsi a chirurgia. Ora questo grande successo sarebbe stato impossibile senza la possibilità di prendere un topino, inoculargli le cellule tumorali e indurgli un tumore della prostata e provare i vari farmaci... Quel giorno in cui saremo in grado di riprodurre in vitro la complessità biologica di un tumore avremo sconfitto il male. Certo gli studi in vitro possono aiutare a capire alcuni aspetti complementari della patologia e quindi a risparmiare il numero totale degli animali sacrificati. Un'alternativa comunque c'è: la cavia umana, salverebbe tante vite animali e sarebbe un modello perfetto ed infallibile...
    Scusate se sono stato prolisso.
    Francesco Staffieri

    RispondiElimina

Posta un commento