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Visualizzazione dei post da gennaio, 2014

LUIGI TENCO

Strappatemi la gioia che non ho Quella che non potrò tenere a lungo Quella che non saprò resuscitare Alla fine e allora sarà la fine Uno di questi giorni, non è vero Che Luigi Tenco fosse un esaltato Forse lo era, ma non sono le rose Ad averlo ucciso, era che la pianta Quando un fringuello con un frullo d'ali Ci si posa ed è già colma si schianta Tutto è sofferenza e il serbatoio Che ingoia illusioni si riempie Questione di tempo, di capire Tutto il senso che sta nel non senso Di un addio mondato di parole Quindi strappatemi, anime immacolate Strappatemi la gioia che non c'è Che ho difeso ingannando le ombre Che ho difeso sempre, disperato Dei sorrisi che non avevo a chi dare Per un giorno strappatemela ancora Con tutto il peso di un amore egoista E innocente, non di questo mondo Di carrieristi del bene, di bari Poi vi libero, prima di primavera Nel mio gesto più onesto e silenzioso Inutilmente vasto e me ne scuso

QUEL BIGLIETTINO PER NICOLA ARIGLIANO

Sarà stato il '59, o forse il '60 e noi due lavoravamo nell'ufficio di un'azienda chimica proprio nel cuore di Milano, porta a porta con le famose Messaggerie Musicali. Il titolare era un gentiluomo distintissimo, il dottor Zelman, che frequentava la cosiddetta bella società ma rispondeva personalmente al telefono e fissava i colloqui di lavoro. Mi assunse e, dopo un paio di settimane, entrando provò come una vertigine: ma signorina Marisa, che succede? Come mai la vedo doppia? Ma non aveva bevuto, era solo che mia sorella Elva era passata a trovarmi e, combinazione, era vestita e pettinata tale e quale a me. Impossibile distinguerci. E, quando seppe che mia sorella era a sua volta in cerca di lavoro, il dottor Zelman prese subito anche lei. E in giro si venne presto a sapere la stranezza di quelle due gemelle così uguali che lavoravano fianco a fianco allo stesso tavolo: chi entrava veniva colto sempre da una vertigine. Ed entravano, o almeno passavano, in tanti p

LO STIGMA

Lo Stato è rapace, ma se c'è una cosa ancora più odiosa è la cialtroneria dei cantanti milionari che evadono il fisco. Con escamotages penosi, come comperare un monolocale all'estero e dire che vivono lì. Il cantante Tiziano Ferro, uno di quelli che sulla propria omosessualità, che non interessa a nessuno, ha puntellato la carriera, ha scritto libri, è stato appena condannato in via definitiva perché con la scusa di vivere in Inghilterra aveva sottratto al fisco patrio tre milioni di euro, sei miliardi di lire. Prima di lui praticamente tutti, quasi tutti e più sono sensibili, più si appellano ai sentimenti, alle ragioni del cuore, più fanno filare i piccioli. Cantanti, sportivi, curiosi personaggi come Briatore, uno che stava nelle agende dei mafiosi italoamericani, nelle compagnie di giro per spennare i gonzi a poker insieme a Emilio Fede, e adesso dà lezioni di etica via Twitter. Ma da un Briatore ce lo si aspetta. Dai cantanti sensibili pure ce lo si aspetta, ma averne

L'ULTIMA BUGIA

Tra le mani muoiono tante cose. Questo inverno, desolato come sempre, che tutto si ferma e assiste, ti lascia sul davanzale. Certi affetti, compagni importanti, commoventi complici di momenti infiniti un giorno chissà perché andati via, lontani nel silenzio, irraggiungibili ormai. La cosa che non ti spieghi è quella che brucia un po'. Muoiono anche ritorni, ti riscopri dov'eri partito venti e più anni fa ma non è più lo stesso, strati d'esperienza hanno svelato tutto, sai già come va a finire ed è questo capire, questo conoscere il tempo che non ti lascia scampo, chiede un dirottamento della speranza, ma tu non ne hai più voglia. Qualche volta tutto suona già usato e non hai forza di inventare entusiasmi, preferisci morire con chi è andato a fondo, col vecchio in fondo all'ospizio, con chi non ha neanche quello, col cagnone abbandonato, col gatto che ti chiama sul ciglio, col fremito di due ali disperate, con gli occhi degli ultimi che non sono mai stati altro, pre

IL FARO 03/2014

Il Faro cambia, si arricchisce: sempre più incazzato, ma anche più divertente da leggere. Un Faro animato, le cui cornici “si muovono”, e, almeno questo è l'intento, strappano una risata durante un pezzo amaro. Non si fanno sconti, non si va con le mode, non si sceglie la tendenza, l'hipster o quello che piace alla gente che piace (il che, tra l'altro, non è mai vero). In compenso, la piccola luce ruotante punta dove nessuno vuole puntare. Benvenuto a chi resta, a chi torna, a chi scoprirà il Faro. Il Faro, l'elettrorivista di MDP

TESTIMONI DI GENOVA

Ebook. Disponibile su  AMAZON SMASHWORDS "Testimoni di Genova, bello bastardo fin dalla copertina..." Mario, Roma Effettivamente, ci è riuscita piuttosto bene.

ECCOLO

Eccolo infine l'inverno. Con i suoi spifferi che soffiano contro i vetri, il cielo che si chiude e le piante che ondeggiano mentre si fanno la doccia, sembrano cantare loro, completamente felici. Ecco l'inverno fatto di luce grigia, di scuri dentro il cuore, mattine che non passano mai, pomeriggi di colpo inghiottiti nella notte. L'inverno delle attese senza una ragione, dei ricordi che non hanno motivo. Essere gatto, stendersi sul calorifero e irriderlo così, dormendoci sopra fino a che non sarà sconfitto; e invece viverci dentro, attraversarlo col torpore in ogni movimento, sognando un viaggio sfibrante in autostrada scortato dalle gelate, dai filari d'alberi ossuti, dalle pianure scomparse nella nebbia, dalle raffiche rabbiose di gocce dure contro il vetro. L'inverno col suo vento stregato che paralizza tutto, agghiaccia tutto e lo priva di senso, della gioia del sole. L'inverno, che non è neanche a metà e non passerà più, è cominciato adesso, porterà i

IL FARO 2

Va emergendo un'Italia infame, più ancora di prima, disposta alle peggiori nefandezze e poi a specularci sopra. Questi nuovi santi non ci piacciono, ma non possiamo evitarli: li votiamo, li leggiamo, li ascoltiamo. Li consumiamo. Consumandoci senza pietà. Il Faro n. 2, l'elettrorivista di MDP

SIAMO NOI QUEL MARE

Quante storie di abbandono, quanti occhi che guardano il vuoto e gli occhi nel vuoto sono tutti uguali siano di un cane, un rinoceronte, un uomo, un albero. E vorresti, vorresti tutto riparare, tutto raccontare, perché le cose cambiassero, perché si sapessero. Ma non cambiano. Saperle non le cambia, e non cambia scrivere, è solo un atto egoistico, un lacrimare parole che mette in pace l'anima. Ma io vorrei solo sciogliere lo sgomento che sento, urlare la tenerezza che ormai non mi lascia più, che non riesco a camuffare, non mi vergogno di subire. Vorrei abbracciare ogni dolore se solo bastasse a sconfiggerlo, a torcerlo in un sorriso. Guardo gli occhi che mi guardano, guardano me anche se sono ciechi, guardano me e mi sento misero di tutto quello che ho fatto e non ho fatto, di ogni mio scatto d'orgoglio, di furia, di viltà, del mio non volere, del mio non potere. Solo tenerezza vorrei conservare e spargerla sul mondo e di quella contagiare tutti, specie chi non la prova,

LA SETTIMANA ENIGMISTICA, UN MODO DI VIVERE

Scopro che oggi è il compleanno della Settimana Enigmistica, ottantantadue anni tondi e come se li porta bene: neanche una ruga, e nessun bisogno di lifting. Ripropongo qui, appena ritoccato, l'omaggio uscito su un Faro di un paio d'anni fa. Chi non ama la Settimana Enigmistica, per gli aficionados SE, peste lo colga. È un'oasi di pace nelle cazzate della vita, è ginnastica mentale, è sottrazione a internet. La Settimana segna la settimana, arriva puntuale ogni giovedì, fresca croccante in edicola, sempre nuova e immutabile nella sua fotina del vip di turno amabilmente sformato come un esemplare del Lombroso, nel suo tricolore, rosso-verde-blu e io arrivo al feticismo di risolverla con penne cromaticamente compatibili, numero dopo numero. Ti porta nel suo mondo, un mondo fatato, sempre garbato, senza mai un errore, il mondo della perfezione. Ciascuno ha i suoi giochi, i suoi schemi preferiti, ciascuno ha i suoi punti di forza e le sue idiosincrasie, io per esempio

TESTIMONI DI GENOVA - Cronaca di un delirio a 5 Stelle

Ebook. Disponibile su  AMAZON SMASHWORDS Ottobre 2012-Gennaio 2014: cronaca di un cortocircuito collettivo, giorno per giorno, con le incredibili trovate di un Movimento che non c'era, ma che è stato spedito nei Palazzi del Potere da una pubblica vacanza della logica, nella pretesa di riempire di vuoto le ragioni di una esasperazione sacrosanta. “I 5 Stelle hanno cambiato tutto”, si ripeteva. Quindici mesi dopo, un Grillo divorato da se stesso assiste, schiumante, all'ennesimo patto fra la sinistra e Berlusconi...  "Perché questo è stato il grillismo, uno psicodramma, una colossale fuga dalla ragione, di quelle nelle quali noi italiani siamo maestri, ma che forse ha superato tutte le passate evasioni mentali. E si sa che il sonno della ragione non porta mai buone cose. Contagia, soprattutto. Di grillite si sono ammalati in tanti, dentro e fuori dal mondo politico, da quello sociale, dal giornalismo. Una fascinazione per l'idiozia senza ritorno, evidente, d

CONDANNACI

Non perdonarci perché sapevamo Cosa facevamo, non guarirci Perché non ti abbiamo perdonato Bava di porci contro il Dio che in te Agitava i tuoi occhi senza orrore Quello sguardo giudicherà il mondo In eterno, il male non si perde E non si vince, non se brucia un fiore Un mare di fiori urlanti in festa Ondeggiano nel silenzio d'abisso Se li straccia un silenzio di sasso Nell'impasto delle nostre coscienze Una peste oramai giunta al margine Mentre voltiamo decisamente pagina Non perdonarci, avevamo un senso Da darti e niente abbiamo dato E niente più rubiamo a quei tuoi occhi Nati invano, pieni di vano immenso Condannaci, noi non siamo capaci Non ne abbiamo più la dignità Solo perdonarci noi sappiamo Nella bestialità che ci fa infami

LA MONACA DI MONA

Che la suorina distratta fosse destinata alla televisione, non c'era dubbio; ma le anime candide, detto senza malizia, che ne sospettavano un ruolo di vittima non avevano viceversa considerato la preparazione dettagliata, degna di uno sbarco militare, da parte della fanciulla. La quale segna una clamorosa evoluzione nelle strategie per diventare celebri. Si parte da un Paese esotico, del centro o sud America, le cui bellezze sono sempre appetite dall'Italia; si prendono i voti, che è elemento essenziale della faccenda; si torna in libera uscita a casa, in Salvador dove si concepisce (Salvador la dà lì); si rientra in convento, pregne di spiritoso santo; a tempo debito, si partorisce scambiando la gravidanza per una colica e qui davvero si arriva a raffinatezze che neanche Oliver Sacks; si mantiene sintomatico mistero, forse alimentato dall'incertezza, sul padre; si annuncia, e questo è il tocco finale del genio, il battesimo del bebè insaputo col nome dell'attuale

UN BAMBINO DI 3 ANNI

Ma se nessuno ne parla, se nessuno si ferma davanti all'orrore, che senso ha ancora continuare? In Calabria, nel Cosentino, hanno bruciato tre persone, si spera dopo averla freddate, tra cui un bambino di tre anni. Un bimbo di tre anni. Una faida tra malavitosi, annunciata, ho fatto caso, dagli speaker con gelida indifferenza: oramai non si perde neppure più tempo a fingere commozione. C'era una che, dopo, ha detto: cambiamo decisamente pagina, e sorrideva. Io non posso fare a meno di immaginare il volto di quel bimbo di tre anni, i suoi occhi che non capivano, ma forse intuivano, davanti alla pistola, e poi il suo corpo che brucia. E non posso fare a meno di proporvelo. Non aggiungo altro, ma non posso evitare almeno questo ricordo. Non odiatemi se potete, ma se non ci fermiamo più a considerare un orrore come questo, cosa siamo diventati?, cosa rimane di noi? Io continuo a credere di avere il dovere di farmi male, almeno per un momento. Non sono ancora pronto alla viglia

UN PASSERO INDUGIA

Che i fanatici ambientalisti siano una razza da estinguere ne ricevo conferma ad ogni occasione. Mi è bastato un tweet dove dicevo che l'ondata di gelo in America smentisce il riscaldamento globale, per venire raggiunto da alcune nullità desiderose di sventure, prontamente cacciate. Oggi qui ci sono 16 gradi, ed io me li godo senza rimorsi alla faccia dei fannulloni convinti che il pianeta, il capitalismo, il consumismo e tutte le altre palle di stampo demenzial-marxistoide. A nord si gela, mi dicono, mentre qui, ed è la prima volta in 30 anni, il maledetto corridoio balcanico resta in letargo ed io ne sono felice: prendo la mia Vespa e m'inoltro nel mattino: è uno di quei giorni in cui tutto fila dritto, quieto e normale ed è bello far le cose con calma, fermarsi al distributore (5 euro, grazie), passare al discount, ritornare aspettando paziente la fuoruscita di studenti dalla scuola e accorgersi che c'è un'aria allegra, tenera, un passero indugia su un ramo, dov

AH, PERO'!

Passare “dall'osanna al crucifige” è un modo di dire che non tiene conto dell'evoluzione italiana. Un modo di dire per dire altri modi di dire, dalle stelle alle stalle, dalla gloria alla polvere, la solita faccenda cattolica, livorosa, del ti sta bene, dell'hai visto a tirar troppo la corda, del c'è un Dio (che starebbe sempre lì ad applicare le tue vendette personali, in forma di giustizia divina). La storiella di quello che prima è conteso, adulato, famoso e poi, di colpo, un bel giorno, per ybris, perché il destino ha giocato sporco, perché lui ha giocato sporco, perché se lo meritava, perché appunto c'è un Dio, finisce male: e così di norma finiva la storia, con un punto irreversibile e una morale di marmo. De profundis per l'osanna e il crucifige. Oggi gli ex potenti finiti male, finiscono in televisione, dove tornano potenti (e anche migliorati nell'aspetto, si pensi a zio Miché passato da ominide presociale a intellettuale dagli occhialetti gram

MORIRE DI SANITA'

Ripropongo un'inchiesta fatta uscire su un giornale musicale verso la fine del 2011, poco prima che me ne andassi (è roba mia, quei galantuomini non meritavano niente e oggi non meritano scrupoli). La ripubblico qui per una ragione precisa, che scoprirete se avrete la pazienza di arrivare in fondo a questo lungo pezzo. Così lavoravo io su quel giornale, così ho lavorato per 14 anni durante i quali mi hanno sistematicamente mentito e preso in giro: di soli ristoranti, ed è l'esempio più innocente, quasi divertente, si mangiavano in un mese quello che io non vedevo in un anno (e comunque, a un anno di distanza, visto che, contro tutte le leggi, venivo saldato a 12/14 mesi). Miracoli dei fondi pubblici dell'editoria. "Anticipato dall'Adn Kronos, esce il 24 ottobre un rapporto atteso e temuto, quello Commissione parlamentare sulla malasanità. Il rapporto non delude: negli ultimi due anni 329 pazienti morti per errori del sistema sanitario. Sedici accidenti a

TENE 'E CCORNA

Porto antiche corna. Antiche quanto? Eh, saranno quasi 30 anni, se ci penso non ci credo. Diplomato dal cuore melassoso, fui irretito, al mare, da una molto più grande e più esperta di me, che doveva sbarazzarsi di un fidanzato psicotico: che avventura, ma senza lieto fine: io tornavo su (a Milano), lei restava giù, come siamo disgraziati. Poi ebbi in sorte di trasferirmi proprio in loco, con famiglia, e mi sentivo miracolato: invece entravo nella gabbia di una storia senza storia. Resistemmo cinque anni, poi un pretesto risolse tutto e io scoprii che la fanciulla perduta era sempre stata devota, però non come pensavo. Mea culpa, uno certe cose deve capirle, torna a bordo, cazzo! Non tornavo a bordo e continuavo a non capire, crogiolandomi nel lutto: a tutti facevo due balle così con la mia tragedia, e ricevendo da tutti il solito inevitabile commento, “buon per te”, li odiavo. Invece avevano ragione, cazzo se avevano ragione. Ma continuavo la mia alienazione, le relazioni sfioriv

IL FARO 1/2014

Torna il Faro, primo numero dell'anno, incentrato sul principio d'irresponsabilità: chi paga per i danni diffusi? Nessuno ovvero tutti, tutti tranne chi li ha provocati. Se poi un Paese possa reggersi su un simile principio, è questione che non si pone: può e non può, si regge e intanto affonda. Il Faro, sempre più colorato e non disposto a mentire a chi lo legge; mentre non rinuncia a proporre ciò che la sua luce, piccola, stentata, ma sincera, illumina.  Il Faro, l'elettrorivista di MDP

LA FITTA

E dopo un giorno pioverà ma non sarà la stessa pioggia, sarà il canto di una bandiera, l'abbraccio caldo della sera per dire ch'è cambiato il vento, che non è più quell'aria nera. E allora il mondo riderà, attenderò sul ciglio vago dello spuntare d'una foglia, mi sentirò un po' giù un po' mago per quella fitta che non sbaglia, di primavera che risorge e quasi non ci credo ancora, e prigioniero nella sera io mi rifugio in un pensiero, un battito d'ali d'amore che sa di stretta di dolore di me che aspetto il tuo tornare

BOCCIA-DI GEROLAMO, UNA FAMIGLIA ITALIANA

La politica o meglio il succedaneo attuale non aggiunge molto alla vita collettiva in termini di valore; forse è per questo che, complice l'informazione organica, si sdebita con dei modi di dire: in un Paese normale, una storia italiana. Ecco, quella di Francesco Boccia e Nunzia De Girolamo potrebbe essere definita una storia italiana in un Paese normale: due carrieristi mettono su famiglia nel segno delle larghe intese. Condizione celebrata con accenti rococò dall'informazione libera, fino a che qualcuno non la sfascia: escono queste intercettazioni, queste “carte”, altro modo di dire, di lei che amministra il potere locale in un modo che, secondo l'ennesimo cliché, “non ha rilevanza penale” ma ne ha molta educazionale, cioè con uno slang che, se è lecito osservarlo, rispecchia fedelmente il tratto: in altre parole, lo stile fa l'uomo, e anche la donna. Volendo essere onesti, non c'è da stupirsi scoprendo la dialettica di Nunzia: casomai se ne riceve conferma.

CARO ORDINE, STAVOLTA NON PAGO

Questa mia lettera aperta è una denuncia, se si preferisce un'autodenuncia: ho deciso di non partecipare ai corsi per l'aggiornamento professionale imposti dalla legge a tutti gli ordini professionali, incluso quello dei Giornalisti al quale appartengo in qualità di pubblicista. Già è umiliante a 50 anni, 25 dei quali spesi nel mestiere senza mai un problema, dovere andare a lezioncina di deontologia, il che, considerato il livello dell'italica informazione, diventa una faccenda irresistibile: adesso la correttezza si impara per corrispondenza, manco fossi un Fabrizio Corona qualsiasi – che, in quanto tale, non ha mai creato alcun imbarazzo all'Ordine. Ma quello che davvero non posso accettare, è di dover pagare per questo trastullo: suonano offensive le 10 euro a titolo di spese di organizzazione (per cosa? Per lasciare il proprio nome all'ingresso?), ma è col “piccolo contributo individuale” che si scende a una mancanza di dignità che i mendicanti, quelli ver

Bono, le ombre sul cantante irlandese - CULTURA

Bono, le ombre sul cantante irlandese - CULTURA

Dario Brunori, talento mediterraneo - CULTURA

Dario Brunori, talento mediterraneo - CULTURA

LA TRAGEDIA DI UN AZZARDO

Repetita juvant. Ripropongo questo pezzo, pubblicato poche settimane fa: all'inizio del 2014, pare già vecchio ovvero più attuale che mai, ma per difetto: Letta, infatti, ha ancora aumentato le forme di prelievo dirette e indirette, l'energia costa di più, percorrere il Paese costa di più, merci e materie prime sono più care. La burocrazia è scesa a parole, a promesse ma nel concreto è ancora cresciuta. Oggi come ieri, più di ieri (ma meno di domani), creare lavoro in Italia è un errore imperdonabile, che porta al suicidio. Il Paese non è più ferito, è morto, non solo clinicamente. E' deceduto, andato, e i morti non resuscitano: si possono espiantare e donare gli organi, ma questo Paese, che negli ultimi 30 anni le ha sbagliate tutte e non ha avuto alcun rispetto di sè, non ha più niente che funzioni, niente da potere trasmettere: non energia, non artigianato, non idee, non cultura, non arte, non memoria. Ha solo i suoi buchi, i fallimenti, le truffe, i musei chiusi, i

SE VOI CREDETE

Se voi credete che questa sia vita Vi siete sbagliati, non avete capito La vita è vivere, non immaginare E' accontentarsi, anche, ma di quel che si ha Non è un rosario a testa china la vita Non è mentirsi l'un l'altro a occhi bassi E' qualcosa che non c'è ma esiste Ti accompagna in ogni tuo momento Ma se la sogni nascosta nel vento Se ciò che impugni è l'eco del silenzio Allora non funziona, è altro, è tutto e niente Ma non vita, fuori dalla finestra Nel rumore di un motore lontano Nel pianto di una campana che annuncia Un altro inesorabile crepuscolo E una bestemmia zitta lo saluta E tu l'aspetti ancora e non l'ammetti Ma non sai dove cercarla e niente Più la cela, non il circo infame Di parole che non ti riguardano Non il crollo di ogni cattedrale La scialuppa che nello sguardo affonda La perennità di un inverno che ha Il colore di un buco nello stomaco Non le lusinghe di chi non capisce E spreca

NON ANCORA

Altro non so fare che tenermi compagnia. Sempre più abbandonato a me stesso, sempre più solo, i miei passi risuonano in un vuoto familiare ormai. È il vuoto dei miei percorsi, delle stagioni che passano, degli amici che mi chiamano dal non ritorno. Di tutto quello che ho perso e custodisco dentro: sopravvive con me, si perderà con me. Diventa sempre più semplice e faticoso illudermi, accettando la distanza di ricordi che raggrumano, ribollono sull'orlo della mente. Un altro inverno di cui so già tutto. La solita attesa dal senso obbligato. L'eterna illusione che ho scoperto tale. Uguale ogni giorno, mi consumo. Invecchio. La strada che resta la conosco già. È un cerchio perfetto di cui so già tutto. Ma finché mi sorprenderò a scoppiare in pianto per una canzone, camminando da solo, lungo un viale annottato, una strada distratta, una folla incosciente, indifeso, incurante del mondo come il bambino che ero, che non sono mai riuscito a tradire, che ancora mi salva e m'ing

L'ITALIA E' ANDATA

Non so se avete inteso il discorsetto di Mario Draghi, ma è più probabile che vi sia sfuggito. Siccome l'interpretazione precisa non la troverete sui giornali, ve la suggerisce questo umile blog: la ripresa non ci sarà, ne quest'anno né mai; le tasse saliranno in progressione esponenziale, solo per fingere di sopravvivere. Di cauta ripresa, Draghi parla, sì, ma riferendosi all'Europa nel suo complesso. Non all'Italia. Il presidente della BCE ha così dato del ciarlatano all'intero governo, a cominciare dal premier Letta per non parlare dell'incredibile Saccomanni. Il problema è che Draghi sa di cosa parla: gli indicatori veri, ancora una volta, non sono quelli che leggete, sono quelli che restano in camera caritatis e parlano di disoccupazione reale al 30%, di pressione fiscale reale al 70%, di FED americana che sta generosamente drogando i mercati. Noi siamo al capolinea, senza più forza per imporci né tantomeno imporre niente a nessuno. Riforme, legge elet