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GABER


Quella Milano marzolina lì
Pareva fatta per le tue canzoni
Me la ricordo in cartolina, sì
Scritta nel cuore dei nostri destini
I tavolini di Porta Romana
L'attesa ingenua d'una settimana
Per una liturgia di tre colori
Le moltitudini fuori San Siro
La domenica poi a riempire i tram
A sparpagliarsi ancora un poco in giro
E dentro i bar a bestemmiar la sera
Che arriva lunedì mattina, 'ndemm
E' una vendemmia intinta nello smog
Eri per noi come un raggio di sole
Nello spastico rock industriale
Eri una cartolina che suonava
Ed un viale non faceva paura
Non so perché non t'è bastato più
Giù duro a far politica anche tu
Come se non servisse più il sorriso
Come se non bastasse più quel naso
T'avvitavi in disperate farse
Ma la vita forse non ci priva
Del mistero a cercar di fermarla?
I tarli nelle tue certezze allora
E una conferma a pezzi, appartenere
Solo al pianto di chi non ha casa
Non ha chiesa e non ha teatro
Solo un tetro orizzonte davanti
Fatto d'ombre, e sembri Alda Merini
Con la faccia da tiglio che guarda
Il Naviglio che ormai si disperde
S'assottiglia quel naso che vela
Era ieri, rotta lama adesso
Ma è lo stesso e fiuta quel ricordo
Che non c'è, che sparisce con te
La Milano del Cerutti Gino
E tu già lo scippo di un cretino

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