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Visualizzazione dei post da maggio, 2014

(IO CREDO NEI) MOMENTI

Ogni volta che m'imbarco per una nuova scorribanda penso sempre la stessa cosa. Che ritornerò diverso da come ero partito, almeno un po'. Ormai lo so. Nel mio piccolo ho tanti anni d'esperienza a nutrire questa certezza. Sono salito (o sceso) su pedane dei posti più improbabili, per le ragioni più diverse, coprendo tutta l'Italia. Da solo, con amici musicisti, con testimoni di imprese o tragedie. Si parte e sai che t'aspetta una fatica spietata, notti più bianche di un lenzuolo, interminabili sedute al volante, cibi pesanti che non puoi rifiutare, e a volte avresti un disperato bisogno di una doccia. E poi gli incontri con chi ti segue da una vita o un giorno, ti chiede cose che non sai spiegare, perchè non le sai riassumere, perché per iscritto è meglio. Ogni volta, parto per cambiare. E non è raro che, nel vortice di un evento, io mi senta l'uomo più solo sulla terra e non è lo straniamento che precede il succedere, è guardarmi intorno e vedere tutta quel

SOPRA UN PRATO MALATO/QUELLI ERANO TEMPI

Il testo integrale del monologo teatrale “Sport in vena”, con musiche di Andrea Franchi, sulla piaga del doping. In memoria di Carlo Petrini, ex campione di serie A, uomo perduto che, dopo avere perso tutto, riconquistò se stesso raccontando per primo, contro ogni silenzio ed ogni boicottaggio, tutto il malaffare nel calcio. Carlo che, pure scomparso da due anni, non smette di avere ragione ad ogni nuovo scandalo, ad ogni nuova morte di sport. La breve cronistoria di un momento di trapasso dalla fine della società industriale all'inizio del “post”. Un momento sportivo, calcistico, che per l'ultima volta riuscì a coinvolgere gli italiani in una liturgia festosa realmente nazionapopolare. L'ultima volta in cui tutti vincemmo qualcosa, una bizzarria del destino sportivo rimasta nella memoria di ciascuno, effimera e prepotente parvenza di felicità, di orgoglio, di unità nazionale.   Disponibili via Amazon Smashwords E su tutte le catene digitali di ebo

IL FARO 20/2014

Ci siamo tolti il pensiero. Nel Faro, riflessioni sparse sul senso di un'appartenenza. Più varia umanità, varie amenità, e dico la mia sul controverso disco dei Pixies. Il Faro, in spedizione agli abbonati da sabato 24 maggio. Il Faro, l'elettrorivista di MDP.

TROPPA MORTE

Una cara amica mi ha chiesto di postare questo frammento, tratto da uno dei miei primi libri, "Il mio mestiere è questa vita". Lo faccio volentieri, limando solo alcuni passaggi che risentono troppo del momento: sono passati quasi dieci anni. Per il resto, mi pare che tutto possa venire tranquillamente riproposto, salvo che oggi la situazione è probabilmente peggiore.  Povero amico mio. Non avrei mai creduto di vederti così dopo 30 anni di cose condivise : l'età, le origini marinare, il liceo Carducci di Milano, l'insofferenza che cresce con il tempo. Hai una laurea, una esperienza, una cultura, un carattere a spigoli. Hai fatto un solo errore, te ne sei andato da un posto di folli, una multinazionale americana di alienati. Non sei più riuscito a rientrare, tanti lavoretti a tre mesi e poi il benservito di direttori che temono la tua ombra, che difendono i loro privilegi. Ancora paghi, amico mio, la tua preparazione con l'esclusione sociale, e ti va bene

DI COLPO

Di colpo ombrelloni come girasoli, aperti nella luce, la spiaggia vivace, gente perfino in mare. Di colpo il solito scherzo di sempre: l'inverno mai stato, depositato mai sulle ossa dei giorni; siamo dov'eravamo ci chiama il calore, il ci stana nel cuore, guarisce pensieri, cicatrici asciuga. Di colpo più tempo per la primavera, tutta un'esplosione, languore nell'aria e il mondo s'accende, ti levi le pelli da troppo attaccate, ti sciogli d'amore se mangi un gelato, sorrido se già vado a caccia di fresco e mentre rinasco ho un anno di più.

POMERIGGIO

Pomeriggio cubista di polvere nel sole. Strada trafficante, ambigua rumorosa. Bagliori di sole contro botteghe in fila, rimbalzano negli occhi sapore di smog in bocca e scopri che ti piace, ti fa sentire vivo, vibrazione d'attesa nel frastuono a concerto. Appena sottocasa, fuori e dentro qualcosa, un quartiere che abbraccia, una via che è la tua: riconosci tutto, ogni vetrina e spigolo di quel piccolo mondo, niente per te è segreto eppure in controluce tutto trafigge adesso. Tutto ti tramortisce. Accecato tu sei, per questo vedi meglio. Inaudito lo senti, inedito ti riscopri e non sapresti dirlo ma sai che questo Nirvana nel caos t'entra nel sangue, lo ricorderai sempre, un giorno fra quarant'anni e cento vite lo avrai, esce fuori da un sogno, ecco sarai lì a scriverne. Pomeriggio drogato di polvere di sole, momento che hai da fare, devi insomma rientrare ma ci resti intontito e assapori l'effetto, sei pianta di carne nell'Eden d'asfalto, sei parte del mo

STORIA DI UN EMPORIO

Adesso c'è un buco. Un buco profondo ripieno di niente. Non si vede neanche bene, perché il vetro è sporco oltre lo scuro. Più che altro arriva tutto il vuoto, più che altro s'intuisce; e pare più piccolo e più grande quel passato imprigionato nelle sue stesse spire, nelle possibilità appassite, nell'indifferenza sorda di un intorno che non muta. Qui nel piccolo emporio venivamo a trovar tutto ed era prima di ogni tempo, i ninnoli di Natale appena dopo i mostri di Halloween, Capodanno prima di Natale, la Befana già per San Silvestro, San Valentino appena la vecchia volava via sulla scopa, Carnevale che soffiava via i cuoricini, Pasqua prima della Quaresima e poi l'estate, l'estate ancora nelle piogge, i profumi colorati di gomma delle seggioline, dei materassini, e una sensazione di fresco in attesa, di vacanze già pronte, già presenti nel piccolo emporio sotto la galleria. E una ragazza piuttosto carina sempre indecisa sulla pettinatura. Ottima nel suo lavoro,

DOPPIO EBOOK

Due facce dello sport, due ebook, un solo racconto Dal 1° giugno su tutte le piattaforme digitali

OLTRE LE PIZZE

Cianciano tutti di entrismo europeo, di Europa da rendere popolare, fanno i megalomani ma non parlano dei minima immoralia che sono i sintomi dai quali si capisce tutto. L'ultima dell'Europa Unita, ho scoperto ieri sera per caso, sarebbe di vietare i forni a legna per le pizze: le ceneri, secondo questa espressione finanziaria, sono cancerogene. Chiunque può rendersi conto che si tratta di un pretesto proteso al mercato, a qualche nuova linea produttiva e questo non è gomblottismo, è banalissimo raziocinio contro l'allucinazione di un organismo sovranazionale che decide, lui sì in modo allucinante, misura delle banane, lunghezza dei pedalini, metodi di cottura delle quattro stagioni. Naturalmente, queste sono foglie di fico per nascondere decisioni molto più pesanti, ancora più invasive. L'Europa si è dimostrata finora l'astrazione in grado di dirottare la vita autonoma, per quanto sconclusionata, degli Stati al suo interno, a volte distruggendoli completamente

Coldplay, Ghost stories cerca il successo mainstream - CULTURA

Coldplay, Ghost stories cerca il successo mainstream - CULTURA

IL FARO 19

Varia umanità, varia umanità e varia musica: Ema, Joan as Police Woman, Damon Albarn, Jolie Holland. Il Faro, in spedizione agli abbonati da sabato 17 maggio. Il Faro, l'elettrorivista di MDP

FUGHE

Aiutami L'ombra mia ho perduto, sono cieco Non vedrò settembre, te lo dico Quale sole mi potrà smentire? Aiutami Se esistere non è che l'attesa Di un'estate stesa ad asciugare Fughe calpestate dal dolore Aiutami Il mio andare via non ha più freno Il bambino ha speso la realtà Ma in fondo sto bene ucciso qua Aiutami Essere quasi vivo, quasi rosa Quasi tutto e niente ed ogni cosa E' una scusa blu e non regge più Aiutami Questa vita ormai è una cremagliera Con i denti rotti, meglio allora Fingere d'avere un paio d'ali Aiutami Sono al capolinea di parole Senza scampo, che nessuno vuole Voli in stanze d'un tempo agli arresti Tu vorresti già ricominciare Io sconfitto, zitto in faccia al mare Nel vento m'arrendo qui a pensare Aiutami

Dischi novità 2014: Curtis Harding esordisce con Soul power - CULTURA

Dischi novità 2014: Curtis Harding esordisce con Soul power - CULTURA

PILLO E GLI ALTRI

Erano anni che non piangevo di gioia. Non sapevo neppure più se fosse possibile, invece mi è successo, naturalmente a tradimento, come un sollievo che travolge l'anima. Perché arrivi al punto da non poterne più e Pillo Pallo non ne poteva più. Pillo era un cane da strada, di quelli che piccolini finiscono nel destino dei tossici, dei mendicanti. Veniva bastonato e torturato ogni giorno, per nove anni, e alla fine il tossico lo ha venduto per una dose e Pillo è piombato nel suo inferno. Un inferno di due metri per due con una grata intorno. Qui ha resistito altri tre inverni, sempre aspettando che la vita passasse a riscattarlo. Non è successo e intanto il cuore si crepava, il fisico si arrendeva, le ossa si piegavano. Pillo cagnone guarda fuori e fuori c'è il mondo distante un metro ma è abbastanza, è troppo, quella barriera nessuno la viola. Finché una volontaria. Gli occhi s'incontravano, poi ogni sera la grata calava. Non ne so molto di più, e poi ce ne sono migliai

IL FARO 18/2014

Quella di vivere in uno Stato che non sarà mai nostro alleato, ma la nostra pietra da portare fino alla morte. Che ci schiaccia e ci fa pagare le sue menzogne. Un dio empio e crudele che ci impone di adorarlo e in cambio ci uccide. Più altre cose sparse. Il Faro per una settimana, mentre tra poche ore agli abbonati arriva il numero nuovo. Il Faro, l'elettrorivista di MDP.

TRAPPOLE (E VIE D'USCITA)

Tempi duri, tempi elettorali. Di quelli in cui i pessimisti hanno sempre torto, sono disfattisti, sono nichilisti. Sono puntualmente sfidati a proporre qualche critica costruittiva, altrimenti la critica in sé non è ammissibile: e chi l'ha detto? Questo della critica costruttiva è un vecchio trucco da guitti, molto in auge nel mondo ladro del terzo settore, del non profit: consente di non accettare, quindi di sottrarsi, a qualsiasi rilevamento di una falla nel proprio agire e in più la valenza della “costruttività” è data dal ricattatore: chi critica, cioè, finisce, senza accorgersene, a giocare dialetticamente nel terreno altrui; e figuriamoci se il criticato può ammettere una costruttività, a quel punto: tu non proponi, quindi non puoi parlare, io invece faccio (“risposte, esperienze, servizi, progetti”), quindi zitto tu. Niente paura, potete sottrarvi con una semplice contromossa: “Discutiamo di quello che ti imputo, poi, se mai, parliamo delle proposte: ammesso che io si

SORTILEGIO

Presto presto qualcosa mi aiuti Una tempesta una ferita un'altra O questa stessa vita si rivesta Di colori nuovi e quel sapore Ostinato ed aspro perda d'uova Spiaccicate contro la realtà Mi porti un sortilegio via di qua In un'isola, su un altro pianeta Nei segreti profondi d'Atlantide Nell'ingorda preghiera della mantide In un sogno ma via da quel che sono Adesso o mai più, domani stesso Neanche il tempo di salutare i cari Morti ascessi a piovere nel vuoto D'un ricordo oramai smerigliato Ora o mai più, qualcosa mi uccida Mi rapisca per rinascere voglia Che fuoriesca dalla sua condanna Come foglia sbagliata da un tronco Mi ritagli un seme dal destino Estenuato, senza più spiragli Mi combini una plastica all'anima Quasi immemorandomi di mistica O di logica, se è la medicina Che ci vuole o stilla di veleno S'era bella la vita passata Ma non lo sapevo non è grave Quella che mi resta è più importa

CRITICA DELLA RAGGION PURA

“C'ha raggione, c'ha raggione”. Grillo può fare tutto e il contrario di tutto, può dire e disdire, fare il contrario di quello che dice, dire il contrario di quello che fa, ma c'ha raggione. Può prendere a martellate i computer prima di totemizzarli, e c'ha raggione. Può trattare, metaforicamente, Bruno Vespa allo stesso modo, e c'ha raggione. Può saper niente di ambiente, energia, economia, tecnologia, democrazia, può dire di no a tutto, notav, noexpo, no inceneritori, no nukes, sì web (quello non inquina, quello non è in funzione delle altre fonti); e c'ha raggione. I testi, le dottrine, i dati scientifici lo smentiscono? Ma no, tutta propaganda, tutto regime, quello che sai è falso, quello che non sai è vero, siamo in guerra, ma c'è la rete che protegge e ha sempre raggione, come il Verbo, e siccome la rete è Grillo gli algoritmi tornano. E chi non ci crede è un maiale, bisogna pulirsi la giacchetta se ti sfiora, come faceva il dittatore Mobutu coi b

SPORT IN VENA

Lavorando ai ritocchi del monologo teatrale sul doping, in memoria di Carlo Petrini, che porterò in scena insieme ad Andrea Franchi a fine mese, il 29 maggio al Teatro Refugio di Livorno, nell'ambito del festival "Le regole del gioco", mi sono accordo che sta venendo fuori proprio un bel lavoro; di conseguenza, sono fiducioso che ne uscirà un bello spettacolo. Andrea sta componendo le musiche in questi giorni e abbiamo idee (e una canzone freschissima, dedicata a Carlo) per una performance totale, a più livelli, bizzarra e coinvolgente. Il testo è molto duro, ma non c'era modo di raccontare altrimenti questa realtà malavitosa, criminale dello sport attuale. Non è un reading per chi vuole illudersi, ma per chi vuole vedere insieme a noi quello che c'è, per quanto squallido e inquietante possa essere. Del resto, se non fosse così non saremmo degni della testimonianza che ha lasciato Carlo; e quella testimonianza resta e quella voce non smetterà di parlare, di d

NAZI(ONALI) SENZA FILTRO

Il fanatismo dei lunatici in missione permanente c'è sempre stato e ha sempre cercato di nobilitare le fregole censorie ammantandole di ragioni democratiche, di sdegni precotti, ma da un po' di tempo internet ha reso intollerabile lo stare al mondo di chi si espone per mestiere. Se ironizzi sulla coglionata di un francescano in Porsche che gira per Roma con al polso un orologio da 45mila euro, sicché lo scippano, le sconclusionate invettive sorcine sgorgano come acque reflue. Se ti occupi di cose più serie, dalla corruzione al terrorismo, dalla criminalità finanziaria a quella da curva, i social network ti rendono immediatamente un bersaglio raggiungibile, identificabile. Le campagne infami che un tempo richiedevano volantini e ciclostile si coaugulano seduta stante in rete come un blob maligno. Il narcisetto da talk show Scanzi va a stuzzicare la Mussolini e i fascisti irriducibili gli scaricano addosso minacce di morte. Siamo matti o cosa! Critichi un politico qualsiasi

PICCOLE VITE

“Mi dispiace solo che salvare piccole vite, non paghi in denaro... perché se ogni tua parola che mi ha fatto andare avanti si potesse trasformare in un euro, adesso saresti ricco”. Questo messaggio ispirato da una vecchia dedica, ricevuto ieri da una ex alunna nel frattempo diventata donna, è risalito dalla nebbia del tempo: mi ha tramortito e finisce subito tra le cose belle, imperdibili in una vita di questo sporco mestiere che non è mai stato un lavoro. È difficile rispondere a una cosa così; io posso solo provare a dire che la mia fortuna è di essere rimasto a mia volta “piccola vita”. Non ho mai salvato nessuno, naturalmente, ma non mi sono mai stancato di tentare una compagnia: e solo io so quanta disperazione ho incontrato in questa vita fatta di parole. La disperazione diversa per ciascuno e uguale per tutti. Matura, pretestuosa, fragile, orgogliosa, colta, acerba, ma sempre sanguinante. Sempre figlia, in definitiva, della solitudine. Di quell''impossibilità a fars

IL FARO 17/2014

Il Faro della settimana scorsa; intanto, gli abbonati stanno per ricevere quello della prossima...

CHIESA DELLA PIETA'

Sono entrato non per pregare ma per perdermi. Sono entrato non per raccogliermi, perché non so più come si fa, il mio inferno è avere ucciso la speranza, volevo solo impregnarmi di quel non tempo dentro la chiesetta immutabile, la Chiesa della Pietà, sempre la stessa da quando sono nato, da quando un sacerdote pazzo vi celebrava da posseduto e fuori tutto cambia ma Fermo cambia poco, a fatica e la chiesetta lungo il corso Cefalonia non ha mai sostituito, credo, neppure una sedia. Anni, decenni, secoli di messe, di rosari, neri golfini di contadine a inghiottire il tempo. C'erano una decina di vecchi, storditi, che recitavano letture, ogni tanto uno si interrompeva perdendo il filo e un'altra lo correggeva. Un extracomunitario, nordafricano e un giovane, di quelli che lo vedi subito che hanno problemi, che stanno da soli dietro gli occhiali scuri anche in chiesa. Fuori il mondo esplode, le metropoli sconfinate, che non riposano mai, il mondo che scoppia di cambiamenti, rigu