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Visualizzazione dei post da agosto, 2014

MISTERI DOLOROSI 2014

Nuova edizione aggiornata al 2014 disponibile su AMAZON SMASHWORDS e su tutte le piattaforme digitali

BERE IL MIO SANGUE

Uomini festeggiano più in là Io mi sento avvolto nella pelle D'un pensiero che sutura il tempo Se potessi essere come voi Una vita possibile l'avrei Di sicuro e un futuro comunque Tuttavia non berrei il mio sangue Non potrei misurare il vento E capire nel silenzio incostante Che un tramonto è una morte innocente Tutti quei ritorni inadempienti La mia faccia che s'è arrotondata I mari di dentro, le bottiglie I fuochi fatui che bruciano piante Da balcone, nobiltà borghesi Ancora pochi mesi e la pensione Se potessi non essere io Che bisogno avrei di vergognarmi Di tutto quello che sono e non sono Delle colpe di peccati mancati Di viltà di abbruttite virtù Di un'età con cui scendere a patti Se ogni estate fu uno scherzo atroce Uno schema Ponzi, un ronzare di giorni Se soltanto io fossi come voi Non starei qui a cercare di capire Quello che capire non si può Non si deve, è solo un sortilegio Da fuggire, da tenere l

DA MARIA A MARIA

Claudia Koll, Paolo Brosio, Lele Mora, una tronista della De Filippi: tutti in dérapage mistico, tutti mondati dal debosciato mondo dello spettacolo. Lele Mora, che faceva il provider di carne fresca per Berlusconi, travolto da scandali e condanne per bancarotta, ha abbracciato una vita nuova, sostiene, per merito di padre Pio. Basta poco, che ce vo'? Brosio aveva visto la Madonna addirittura nel mezzo di un'orgia, e la Koll probabilmente aveva ricevuto la chiamata sul set di Tinto Brass. I neurobiologi spiegano queste improvvise conversioni con attacchi al sistema limbico, ma loro, novelli redenti, non ci credono e rigirano la frittata spirituale: non ho avuto le apparizioni perché mi ha dato di volta il cervello, mi ha dato di volta il cervello perché ho avuto le apparizioni. D'accordo, ma sorge una lievissima protesta: perché ad essere salvati sono sempre e solo questi peccatori da competizione, questi amici di Maria che poi passano all'altra Maria? Per i poveri

IL SALE DELLA TERRA

La gente povera è mite, non spacca le vetrine, non si sogna neppure, ma paga per chi lo fa. La gente vera non bara, non pretende o millanta: s’accontenta ed è tutto, altro ruolo non ha. Non è qui per volare, deve stare schiacciata, il sale della terra lo sai non sale mai. Non gioielli ma strass, eppure è (un po’) regina, lasciatela sognare per una sera sola. Comincia la mattina, si fa il mazzo una vita e quando arriva in fondo, che ha fatto non lo sa. Si spende i suoi Natali sognando altri Natali, feste calde e imbiancate che non vengono mai. Si consola con poco, due stille di calore, una cena in famiglia, regali da non dire. La povera gente si sente padrona guardando un prato, poi smette di sperare, non pretende di più. Le basta un giorno solo, un giorno da leone, capita sempre agli altri, non è roba per lei. Se fa qualche cazzata, la pagherà una vita, non ha un’altra occasione, non ce l’ha avuta mai. La povera gente non sa, non conosce, non conta, è di destra e sinistra, in fond

BRUCIO

Io sono alla ricerca di una pace negata, e più la so impedita, più non possa ignorarla. Continuerò per tutta la vita che mi avanza, sempre più disperato, sempre più rassegnato. La cerco nella chiesa dove si suona l'organo, nel mare che si tinge di gabbiani la sera, nel torpido mistero di una buia lettura. La cerco dentro me, il posto più sbagliato. La abbandono sdegnato, disilluso, offeso poi torno a sospirarla, nei viali, nei ricordi, nel silenzio dei passi, nell'uomo che non sono. La cerco trasognato nel sole sul balcone, nel pudore del pianto, nel gatto che mi chiama, nell'amico sparito, nel canto fatto d'aria che vola da una pianta, perfino nel conforto di un rimorso vorace. La cerco nell'estate che non arriverà, nell'autunno fatato dal concerto di ombre. Mi consuma la pace che non ho avuto mai, questa pace sfinita a forza di aspettarla che invidio sulle spalle di un vecchio prete buono, nella tranquillità di chi serba il candore, nell'umiltà conten

IL FARO Speciale Estate

Il meglio dei dischi degli ultimi mesi (con recensioni inedite).  Perché la musica non va mai smessa. Più tre serie TV da non perdere. Il Faro non si spegne mai...

GIORNO VERRA'

Chissà se esisterà Un giorno senza angoscia Per l'urlo da salvare Che non si può salvare Chissà se poi verrà Un giorno senza male Di sole e ancora sole E poi la luna uguale Che ti senti leggero Dall'anima ai capelli Che ti senti brillare Più ancora delle stelle Chissà se ci sarà Un respiro profondo La rincorsa e tuffarsi Dentro il mare del mondo Senza immagini forti Senza teste mozzate Senza bimbi spezzati Senza cani inchiodati Senza grida d'aiuto Che remote e vicine Ti s'impigliano dentro E non hanno mai fine Chissà, io sono qua Sotto vuoto di tutto Ma l'amore non smetto Perché giorno verrà Sarà un giorno diverso Nè vigilia né fine Sarà berlo d'un sorso E inzupparne le vene Io l'aspetto malgrado Questo brodo che c'è D'urla brade, impazzite Io l'aspetto con te

LE DISSONANZE

Per giustificare l'idiozia hanno inventato modi raffinati, psicanalitici, uno dei più gettonati si chiama “dissonanza cognitiva”, invece è brutale deficienza bovina. Indotta da un micidiale mix di limitatezza mentale, ideologismo calcareo, complottismo beota. Va di moda schierarsi “con le ragioni” degli jihadisti dell'Isis, considerati partigiani del mondo anziché una setta di tagliagole fanatici che vogliono ridurre il mondo a misura di Califfato sterminando gli infedeli. Gente illuminata, basta vedere come riducono le donne. Ma il frisson di concludere che la colpa è nostra, magari con una spruzzata di bungabunga al selz, è impagabile, meglio di un orgasmo. Giornalisti un tempo validi come Massimo Fini, rovinati dalle proprie frustrazioni, rimestano nel pentolone sempre lo stesso articolo pieno di fumisterie futuriste, di paradossi d'accatto mentre stanno trucidando un reporter “occidentale”. In questo caso il lamento per la libertà di informazione vilipesa e tradi

MORALE DELLA FAVOLA

E parliamo anche di quell'altro che, in un campeggio di Fermo, ha scaricato la pistola addosso alla moglie, salva per miracolo. Chi era questo qui? Un operaio umbro di 50 anni che aveva sposato una romena di dieci anni più giovane, dalla quale aveva avuto un figlio. A questo punto si può vedere la storiaccia con gli occhiali appannati del politicamente corretto, del “che c'entra”, del divieto di giudicare che equivale al divieto di capire, oppure si può appunto cercare di capire con le risorse dell'esperienza e del realismo. E cosa dicono queste risorse? Dicono, illustrano il caso di uno sfigato, uno che comunque una moglie la voleva e se l'è andata a cercare, molto più giovane, al supermercato della globalizzazione. Trovandola com'era, cioè una ragazza figlia dei cascami di un regime totalitario che alleva i suoi schiavi alla scuola della durezza e della spregiudicatezza. Non tutte così, molte così. Sbarcano disposte a tutto, decise a tutto, con pochi scrupoli

PERDERE L'AMORE

Ma se un uomo, siccome “gli manca l'amore”, trucida la figlia di un anno con tre pugnalate al petto, che uomo è? Un vigliacco, un bamboccio, su, smettiamola con le giustificazioni psichiatriche al carciofone, lo stress, il logorio della vita moderna, la società competitiva, tutta roba che, giustificando tutto, non giustifica un cazzo. Uno così basta guardarlo in faccia: eccolo su Facebook, sorridente, bandanato modello Pantani, uno sfigato, un frustrato che si crede cosa non è e non può essere, e non accetta chi davvero è, si sente nato per grandi imprese, grandi scalate non per un normale lavoro di macchinista delle ferrovie. E meno male che ce l'ha, ma a quelli così, che poi sono la stragrande maggioranza, no, non basta, non lo accettano, guarda che bella faccia che ho, bandanato, piratesco, e poi mi fanno mancare l'amore. E allora io sfondo la mia bambina a coltellate, con una ferocia che neanche gli animali, faccio il capriccio supremo, perché io valgo, io sono meg

HO VISTO ANCHE DEI CINESI FELICI

Siccome conservo le depravazioni del cronista, tra le quali il voyeurismo, stamattina non ho resistito e mentre mia moglie si aggirava per straccetti del mercato, io ho attaccato bottone con alcuni bancarellari, in larga parte cinesi. Mi ha colpito in particolare quello che mi ha detto una coppia, di età indefinibile, entrambi allegramente disfatti dal caldo e dalle levatacce quotidiane, da una vita non proprio di villeggiatura. Eppure felici. Perché sembrate felici?, gli ho chiesto. “Quello che voi italiani non volete capire” mi rispondevano, vagamente ironici “è che noi siamo più felici col capitalismo che ci sfrutta piuttosto che con Mao che ci emancipava. Qui noi implenditoli . Piace lavoro. Piace Italia. Vita non facile, ma mai facile. Se tu credi che a Prato o a Porto San Giorgio o a Milano noi stiamo male, tu vai ancora nelle campagne di Cina e così tu vedi, capisci”. Io, che propriappunto le campagne fuori Guangzhou ebbi modo di visitare quindici anni fa, restandone estasi

FARO 31/2014

Il numero a cavallo di Ferragosto (ma presto una sorpresina...)

SINFONIA BANALE

Cosa ci faccio immobile qui su questo letto, nudo come un bambino a fissare il lampadario che oscilla e che da piccolo mi angosciava, la trasgressione alla legge della fisica che travolge ogni certezza, ti consegna al disastro. Cosa ci faccio qui cullato dalla brezza che dalla finestra soffia, sembra arrivare assurda dalla distesa di luce infuocata che fuori ricopre tutto e mi sento estraneo all'aria che mi avvolge, corpo rigettato da un pianeta non mio, dove immobile m'agito da una vita e vorrei strapparmi la pelle, capire se c'è una pelle dell'anima da cui evadere. Cosa ci faccio qui steso a cinquant'anni, cadavere vivente d'agosto, atteso da nessuna sorpresa, solo l'impegno ad essere il meno disperato possibile, almeno in questi finti giorni di ferie. Passa un altro suicidio, rutilante, famoso e lo capisco e insieme mi lascia raffreddato, non lo so più inseguire, non me ne impregno oltre. Cosa ci faccio in questo silenzio pomeridiano, rotto da versi

ROCKY

Ogni volta che passano Rocky , il primo, io non posso fare a meno di guardarlo. Anche se l'avrò visto mille volte, anche se ce l'ho in tutti i formati, io non resisto e ogni volta mi distrugge. Questione di atmosfere. Luci ed ombre. Quella vita nella vita che è la boxe. Quell'esagerata frenesia americana anni '70, fogna di liquami brillanti, esuberanza angosciosa, ottimismo terrificato. Quella fotografia vivida e livida. Quei dialoghi iperrealisti. L'ingenuità del bestione italiano dall'indomabile cuore, e la tremenda poesia dello squallore. Stallone annaspava nel sottoclou del cinema, un b-porno la settimana. Gli erano rimasti 8 dollari sul conto e lui decise di trasportarsi nel pugilato: scrisse il copione in tre giorni, poi riuscì a farselo finanziare. Dicevano che era scemo. Cercava l'antieroe, il campione nero, l'alter ego di Cassius Clay. Provò coi pugili veri. Joe Frazier, già in declino, non era interessato (ma avrebbe fatto se stesso in un

(ASPETTANDO) DANIEL

Qualcuno ha riconosciuto il personaggio da cui traggo le immagini della mia pagina Facebook: mi fa piacere, quello è un piccolo tesoro custodito nel cuore e mi dà l'occasione di rievocare una piccola epopea a fumetti. Daniel uscì nel remoto 1975 (se ci penso ho un brivido), venne riproposto nel 1992, in entrambe le occasioni non ebbe la fortuna che meritava. Troppo avanti, si consolò il suo creatore Max Bunker. Sì, troppo avanti davvero. Arrivava in distorsione l'onda lunga dei fumetti neri, tutti dalla parte del Male (Kriminal, sempre di Secchi/Bunker, insieme a Magnus, aveva appena chiuso, e farà una comparsata proprio in questa miniserie), e per le storie “dalla parte della legge”, quel periodo che preparava la sovversione di massa del Movimento, proprio non era pronto. Si aggiunga che Daniel è la trasposizione a fumetti di Callaghan, impossibile non ritrovarci la fisionomia di “occhi di ghiaccio” Clint Eastwood, nel carattere e nella violenza. Ecco, se amate Callaghan,

IL FARO 30/2014

Ci siamo immunizzati contro la dignità e niente più ha senso. Allora proviamo a far luce, a ficcanasare, a lanciare una proposta (apparentemente) folle: tassare Wikipedia! Inoltre, una serie tv da non perdere (Amber), e tanti inchini, naufragi e derive da non mancare. Il Faro, anche nell'estate più piovosa degli ultimi 12000 anni, non smette di girare e di brillare...

Lavoro, freelance e partita Iva, figli di uno Stato minore - ECONOMIA

Lavoro, freelance e partita Iva, figli di uno Stato minore - ECONOMIA

LE RELAZIONI PERICOLOSE

Manco a dirlo, Schettino docente non lo voleva nessuno: tutta una corsa per scaricare il barile, per buttare a mare questa scoria. E allora come ci è finito in cattedra, perché lì stava? Ci sono alcune vergogne senza vergogna che continuano in modo omogeneo l'ennesimo squallore di questo soggetto, finito chissà come a governare una nave da crociera (coi risultati che si sono visti). La prima è quella del rettore Frati, barone familiare che oggi trasuda indignazione: peccato che la faccenda risalga ad oltre un mese fa, per cui o il rettore alla Sapienza conta come il due di coppe quando comanda bastoni (cioè nessuno lo avverte di niente), oppure, più semplicemente, è un cialtrone preoccupato soltanto di non pregiudicare il suo discutibilissimo potere dinastico. L'altra vergogna senza rimorso è quella del docente ordinario che ha invitato Schettino “Perché me l'avevano chiesto i suoi avvocati”. Questa sarebbe una spiegazione plausibile, esaustiva? A che titolo i legali d

PAURA

Qualche volta si vorrebbe scrivere di più, buttare tutto in faccia, urlare tutta la paura che brucia la pancia. Paura talmente sconfinata da non vederla più, da non distinguerla oltre. Ma poi ti fermi, ti tieni, pensando che non sarebbe giusto opprimere chi verrà a trovarti. Qualche volta io vorrei dire di più, mettere in fila come sentinelle lugubri tutti i miei rimpianti e raccontare a questi sospetti di facce, di presenze che non so mai se ci saranno, raccontare che vado in pezzi come un bicchiere vuoto, raccontare tutti i miei frantumi, ammettere che avrei voluto imparare a pregare, e le arti marziali. La musica davvero, e l'arte di vivere. Fare il pirata davvero e il delinquente. Fare l'attore e avere il coraggio di volare giù da una famiglia, da un destino apparecchiato, da questa paura cresciuta giorno per giorno fino a perdere ogni ritegno e ogni confine. Vorrei ammettermi qui, in ogni mia deriva ma poi sospetto che sarebbe solo un atto narcisistico, e contagioso.

IN CATTEDRA

State leggendo bene: Schettino docente universitario. Alla Sapienza, che, se ci fosse sul serio un governo, per prima cosa dovrebbe cambiarle nome (e subito dopo chiuderla). Insegna gestione del panico, in pratica è andato a vantarsi della sua prodezza stragistica, 32 morti mentre lui inchinava la nave in pieno sollazzo con una che gli si inchinava davanti, tra quei poveretti una bambina, l'ultimo cadavere debbono ancora trovarlo. E un disastro miliardario che costerà un punto di pil rimuovere. Nessuno paga. Schettino, in attesa del suo processo-farsa, perché un processo che consente a un farabutto di diventare un eroe è una farsa, ha coltivato amicizie, relazioni, rischiava di andare al Grande Fratello (1 milione di cachet), è mormorato sempre più insistentemente in politica. Intanto, sale in cattedra, che è già un segnale di potere eloquente, quasi un avvertimento. Avete idea di quanto possa essere difficile entrare in una Università? Il mondo dell'istruzione superiore è

ZAPPA EN REGALIA

AMAZON SMASHWORDS in piena crisi di astinenza zappiana, ho letto di seguito l'autobiografia e il tuo zappa en regalia. oltre che riascoltare absolutely free, weasels ripped my flesh, chunga's revenge e una playlist creata via via con i brani che citi nel tuo libro. zappa è magico, hai ragione quando scrivi che una volta ascoltato non torni più indietro, quelle composizioni ti restano in testa e ci restano per sempre. posso riascoltarmi freak out ogni volta che voglio, senza dover accendere lo stereo: ce l'ho tutto in mente. ho amato il tuo libro (come i tuoi precedenti saggi musicali): è degno di stare accanto alle grandi biografie zappiane di barry miles e neil slaven perché, a differenza di quei bei testi, tu tracci di zappa il ritratto, il profilo, insomma circoscrivi la figura dell'uomo, del genio, attorno alla sua musica e al suo pensiero intellettuale. (proprio come con keith richards, lucio battisti, muhammad ali). insomma i contorni di zappa li ren

IL FARO 29/2014

"Come il Faro non ce n'è... Anche le cose che magari trovo su altri giornali, qui finiscono sotto una luce diversa. A volte mi mette in crisi, ma preferisco così".