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CLEO (la sa lunga)


Ancora una volta, è Superquark: protagonisti i miei gatti, che non smettono di stupirmi con deliziose sorprese. Insomma capita questo affarino, questo scricciolo di venti grammi in mezzo alla via: ha seguito alcuni ragazzini fin qua, poi ci ha visti e praticamente mi è saltata in braccio: lo so che ho detto basta, non posso prenderne più, le cose non vanno bene, siamo già oltre il limite, però che faccio, la lascio morire tra i pericoli e gli stenti della strada? E allora, dopo mille dubbi, mi risolvo a tenerla nel garage almeno per qualche notte, sentita la veterinaria. Pulita, allegra, fiduciosa, temporali di fusa: non mi pare possibile che qualcuno l'abbia abbandonata così, ma la veterinaria, la mattina dopo, confermerà: questa è stata fuori una notte, non di più; troppo sana, troppo a posto, non una pulce, il pelo bianchissimo anche sulle zampe. In macchina giocava, era la felicità fatta gatta, ha fusato perfino quando mia moglie le ha fatto un selfie. Non aveva un nome: abbiamo optato per Cleo, dati gli occhi bistrati e l'espressione vagamente egizia. Cleopatra detta Cleo. È entrata, come fosse sempre stata in questa casa. Casa sua. Ha preso a zampate i due micioni, che si sono rivelati più fifoni di Svicolone: vedere quest'affare di venti centimetri, venti grammi e dieci settimane al massimo, che inseguiva Camillo, il quale pesa 500 volte più di lei, e Nerino, anche più terrorizzato, è stato sconcertante. Ancor di più, constatare l'energia della gattina: mai visto niente di simile, neanche col Nerino che pure nella sua infanzia non ci andava leggero. Una pila troppo carica, una isterica. Per nulla intimidita. Camillo, che definire buono è fargli torto per difetto, ha cercato amicizia: lei lo tormentava, alla fine il poveretto sbuffava per l'esasperazione. Nerino invece, primadonna offesissima, non si è aggrappato alle tende, come Francesca Bertini, solo perché gli dev'essere parso troppo poco come atteggiamento. In compenso si è issato sul mobile della cucina e per due giorni nessuno l'ha più visto. Però lo si sentiva ringhiare in bassa frequenza. Altre sorprese. Piano piano, Cleo e Camillo prendevano confidenza e si potevano vedere insieme, le prime smusatine, sulla soglia della finestra del mio studio (nell'indignazione distante di Nerino). Poi, quando ha imposto la sua legge, adoperando tutte le loro ciotole e lettiere, oltre alle sue proprie, si capisce, la piccolina ha capito che doveva fingersi sottomessa: andava da Camillo, gli si stendeva davanti, lui magari le soffiava, ma quella neanche una piega. Alla fine, eccoli inseparabili. Dopodiché Cleo è passata a lavorarsi Nerino. Incurante del suo odio manifesto, gli si è fatta sempre più prossima, lo ha cercato, stanato, perfino inseguito (ah, Nerino, che dovresti essere un combattente nero e sei una sinuosa mezza cartuccia), poi si è fatta correr dietro. Ultimo capolavoro psicologico, rieccola sdraiata, sempre indifferente al ringhio dell'altro. Nerino, disarmato, più protestava e meno ne cavava: s'è scocciato e ha smesso, sconfitto in furbizia, ed ha ripreso a farsi coccolare da noi, che pure avevamo avuto cura di moltiplicare le attenzioni per lui e per Camillo, così gelosi, così sensibili. 
La profonda saggezza della natura, che si muove per fasi, come un orologio splendido e inesorabile, e sembra sempre sapere cosa fare e quando. Questi gatti, ciascuno a suo modo e nel suo ruolo, hanno dato prova, sotto i nostri occhi, di una intelligenza, di una abilità da mentalisti quasi spaventosa. Non importa quanto atavica, quanto guidata dall'istinto: così è stato, e senza spargimento di sangue, al massimo qualche ciuffo di pelo. Adesso Cleo comanda, nella placida indifferenza di Camillo e nell'illusoria consolazione di Nerino d'essere sempre lui il capobranco. Maddeché. Lui viene per secondo, ex aequo con Camillo, mia moglie dopo di lui, e l'ultimo sono io. 

Commenti

  1. ottimo ottimo !

    sti numeri per dimostrare che non son computer li fan sempre più piccoli , dovrò potenziare le lenti.

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