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Visualizzazione dei post da marzo, 2015

QUANDO CAMBIA L'ORA

L'ora cambiava ed io pensavo: è fatta. Quand'ero ragazzo funzionava così. Invece mi separavano dalla felicità altri due mesi di eternità scolastica, i più duri, con molte chiazze di freddo e l'estate non arrivava mai specie a fine maggio quando la città mi entrava dalla finestra con il suo carico di suggestioni nuove ma io non potevo coglierle. Mi riducevo allo stremo. Le vacanze arrivavano e annottava alle dieci e presto saremmo salpati per il mare, una mattina all'alba, in un misto di eccitazione e nostalgia per gli amici del quartiere, per il quartiere stesso da abbandonare. All'epoca, perché mi pare proprio un'epoca, non eravamo “interconnessi” e i rapporti s'interrompevano come in guerra. Tutti sparpagliati tra spiagge, laghi, alture e quando tornavano dal fronte le giornate s'erano già tagliate, quel limbo settembrino era breve e struggente. In un attimo, Natale. Così ho perduto tutte le mie ore cambiate. Adesso aspetto questo riscatto della

FARO 11/2015

Indovina un po' chi è? Il Faro, tutto dentro

One direction, inutile macchina da soldi - MUSICA

One direction, inutile macchina da soldi - MUSICA

DESOLATA

Quanto mondo t'ha consumato o forse Forse lo stesso specchio senza uscita Disperatamente poca vita A chi sei appartenuta e che è successo Per averti tradita senza scampo Senza il rispetto che si deve al tempo Qui a morire su una riva nemica Preda inerte di tutti i tramonti Priva d'eredità, di un argomento Di un motivo per il tuo dolore Masticato da urlanti derive  Oltre la fatica di servire

UROBORO VIRTUALE

Primavera di bellezza di una spesa porta brezza. Il vecchio computer perde letteralmente i pezzi, i tasti per scrivere saltano come tappi di champagne, sono i prodigi dell'assemblaggio economico cinese, già rattoppato dentro e fuori innumerevoli volte il mio macchinario non ce la fa più, mi è invecchiato sotto gli occhi: via di corsa al centro commerciale più vicino, mi pareva d'aver visto un'offerta. La trovo, infatti. Eccomi qui con un altro aggeggio, ma non è così semplice: a parte rovesciarci dentro tutto l'archivio, c'è da familiarizzare con la nuova versione di Windows (probabilmente già superata mentre la scopro), che, tanto per cambiare, è più macchinosa della precedente; ci sono da reinstallare quei programmi e programmini che utilizzavi in automatico; c'è da togliere e mettere tutte quelle opzioni che avevano reso la macchina precedente una proiezione di te. A mezzanotte sono ancora qui che smanetto, ogni tanto un attacco isterico perché non accet

IL FARO 10/2015

Ho sentito dire che se muore la memoria muore il futuro. E allora, piccolo ripasso sulla vicenda Battisti. Oltre, naturalmente, a tanta attualità. Il Faro, tutto dentro (domani il nuovo numero, solo per gli abbonati).

PRIGIONI

Sono giovane, dev'esser fine estate. M'aggiro per la casa di mio padre un deserto dopo l'altro, la polvere in controluce ricopre ogni mancanza. Eppure sua sorella ha cucinato, si sente un forte odore di brodetto. Siamo gli unici fantasmi vivi nella desolazione. Divago cercando, non reggo l'angoscia di mio padre, quel limbo che annuncia la tragedia e l'attesa è vento gelido che ustiona la nudità. La macchina è pronta... Adesso sono in tram, panche tutte per me, arranca inesorabile nell'imbuto di sole, sterpaglie sui binari piantate in un finisterre di periferia. Qui forse ci venivo per mano a mia madre barcollando il futuro, adesso mi ripeto è finita, finita, finita... Sono nell'inchiostro di un dolore di schiena, sento il respiro di mia moglie ma il mio non viene su. C'è il gatto che raspa dietro la porta. Mi alzo, gli do da mangiare. Chiaro è che non potrò dimenticare. È troppo tardi per dimenticare.

LA FELICITA'

Nella mia immagine più bella ci sono anch'io. Sono seduto per terra, sul palco, dietro a tutti, che strimpello la chitarra che Marco ha lasciato per un attimo, Marino sente un suono ma non capisce, si volta, si fa una risata, mi chiama davanti: e chiudiamo tutti insieme con I fought the law (e no, non le so le parole, Marì). In quel momento ho capito di avere messo in piedi davvero una grande serata. Di quelle che, poi, restano. Mica da solo. Anzi, c'è voluto proprio il cuore di tutti. Di Simone Tardella, che ha sposato subito quella che era un'idea incerta. Di Eddy Cilia, che è sceso da Torino apposta – e lui, notoriamente, non si muove, al punto che ho vinto una cena a Marino, il quale era come minimo scettico. Del pubblico, che ha praticamente riempito il Teatro Leopardi di San Ginesio, arrivando da ogni parte e perfino da Trento. E soprattutto dei i ragazzi delle band. Gang e Cheap Wine non hanno detto “sì però”, “sì ma”. Hanno detto semplicemente: sì. Hanno detto

Aldo Moro, dal covo alla prigione: i misteri insoluti - INCHIESTA

Aldo Moro, dal covo alla prigione: i misteri insoluti - INCHIESTA

FARO 09/2015

... LA RISPOSTA E' NEL FARO

JIHADI JOHN, COCCO DI MAMMA

Nelle scuse che il ritardato mentale conosciuto come Jihadi John manda a mamma e papà per le sofferenze loro procurate sta tutta la miscela stordente del familismo occidentale quando si mescola all'islamismo radicale per dummies. Che senso ha dolersi con i parenti per qualcosa che la tua nuova religione ti impone, ti presenta come una missione, non eludibile, non trattabile? Jihadi John, un depresso cronico che ha scoperto la via di fuga dal suicidio ammazzando gli altri, se davvero credesse in quello che fa dovrebbe se mai rivolgersi con fierezza ai genitori; di più, dovrebbe maledire anche loro in fama di infedeli se non capiscono cosa lui va facendo e perché. Invece il fanatismo demente trova eccezioni per il familismo, fatemi uccidere il mondo ma non i miei vecchi. Jihadi John non si addolora per le vittime che sgozza narcisisticamente, finendo poi su youtube, ma è molto, molto triste per quello che può pensare la mamma. Fossi nei compagni di militanza, vedrei subito un elem

FARO 08/2015

Poteva sottrarsi il Faro, poteva mancare? Il Faro, sempre tutto dentro. Domani il nuovo numero. Solo agli abbonati, in allegato di posta elettronica. Il Faro, l'elettrorivista di MDP

GENETICA

Posso odiarti quanto voglio sai Quanto voglio amarti se lo vuoi Attribuirti tutti i fiaschi miei I miei tratti imperfetti, ma nei tuoi Mi rispecchio ancora, cosa vuoi Nei difetti atavici, nei guai La genetica d'un raggio di sole Scriteriato, figlio del dolore Posso detestare ogni tuo errore E appropriarmene, non c'è altro da fare Posso rinnegare ogni risata Ogni parola storta, ogni rivolta Ma sono chi sei e tu sei chi sono Nel non compleanno che ora suono Fino in fondo alla cavità di un tuono Che mi chiama dal nonluogo in cui sei E mi aspetti, a ritrovarmi mai (5-3-1937/4-12-2007)

CON LE PEGGIORI INTENZIONI

Vorrei dire che per l'ormai famosa “bulla di Sestri”, la sedici o diciassettenne che piglia a mazzate i ragazzini più giovani o, più esattamente, fa la gorilla al soldo di una piccola boss anche più acerba, ecco per questa feccia giovanile io non provo alcuna solidarietà, non la considero risorse, non me ne frega niente se la bulla di Sestri non ha un padre, se la madre stava a San Patrignano, se è una sbandata, se se la cuccano gli zii, se ha rabbia repressa da sfogare, se è anaffettiva, se cosa abbiamo fatto noi, se la colpa è di tutti anche mia anche tua, se dobbiamo recuperarli altrimenti è la fine, se un altro mondo è possibile. Sì, è possibile, dovrebbe essere possibile un mondo in cui gli stronzi come lei, come la boss, come il resto del “branco”, altro termine odioso, che filma e ridacchia, vengono presi, portati in caserma e qui sottoposti a terapia di riabilitazione a calci nel culo, dopodiché un avvertimento: la prossima volta non te la cavi così facilmente e sconti

Depressione, le vittime illustri

Depressione, le vittime illustri

LE DOMANDE

Mi manca la cronaca, lo ammetto. Per esempio, se mi mandassero a Brembate, ne avrei di domande che ancora nessuno ha fatto. E anche di premesse. Ormai non sembrano più sussistere dubbi che quel mascalzone di muratore, il Bossetti, sia l'unico responsabile della morte della giovanissima Yara: non confessava, giocava sporco e allora gli inquirenti hanno giocato più sporco di lui facendo filtrare le sue confessioni estemporanee, ammissioni di un imbecille che non sospetta la cosa più semplice, essere intercettato. Ma, data per scontata la matrice, che ci faceva la ragazzina sul suo furgone? Sembrerebbe da escludersi, e se mi sono perso qualcosa faccio ammenda, che sia stata rapita per non tornare mai più a casa, dunque su quel mezzo lei ci è salita più o meno volontariamente; sono usciti anche elementi di prova che l'avrebbero vista intrattenersi col suo carnefice in un supermercato: come si spiega questo rapporto? Da quanto veniva intessuto? Su quali presupposti? Di quale na

QUEL GIORNO CHE LUCIO

La giornata del 1° marzo 2012 me la ricorderò per forza e per amore. C'era un'alba, fuori dal finestrino, che la potevo toccare, alba magica, sole nato dal mare, da quanto non ne vedevo una così, io che vado a dormire tardi e mi alzo tardi. Dovevo raggiungere un'amica a Roma e dentro quel sole mi perdevo, ero lo stesso di quando andavo a scuola, giuro che mi son tornati in mente “quei” dischi di quel tempo là. A Roma, al terminal di Tiburtina faceva già caldo, c'erano degli zingari allegri nella confusione e mi rapivo a guardarli, è arrivata l'amica, trafelata di traffico e mi ha rapito lei, in macchina, verso casa di Piero Pintucci. Uno che aveva plasmato i miei sogni, quando c'era quel sole, ma non lo avevo mai incontrato. Piero era cupo, “non sono bei giorni, sento brutte vibrazioni” diceva, e poco dopo gli è arrivato un messaggio e lui non voleva leggerlo. E invece abbiamo acceso la televisione ed era proprio vero, se n'era andato Lucio Dalla, così,

IL MARE SULLE LABBRA

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