Nella solita orgia oscena
di retorica che accompagna l'anniversario di Capaci, uno slogan
irrita più di altri, naturalmente circondato dalle giovani
risorse antimafia che ballano (ma che cazzo vi ballate commemorando
una strage, razza di deficienti?). Dice lo slogan: "Palermo
chiama Italia". Eh no, cazzo. Basta. Palermo è dall'Unità
d'Italia che chiama, e l'Italia è da allora che risponde: con
vagonate di soldi, mezzi, agevolazioni, la regione Sicilia è il
distretto più dispendioso, più inutilmente dispendioso del mondo.
Se ancora a questo segno siamo, se dopo alluvioni perenni di soldi
ancora siamo a Palermo che chiama l'Italia, per dire che pretende di
continuare a vivere sui sussidi e sulla connivenza, non ci siamo: si
tenessero la Regione degli Sprechi, la loro antimafia mafiosa, la
loro carissima mafia che evidentemente è un documento di coscienza
generale, la loro convinzione di essere i più furbi e i più belli
di tutti, i loro ragazzini che ballano, gli opportunisti del
piagnisteo, i parassiti della legalità, gli striscioni, le bandiere,
gli slogan, la pletora di inutili fondazioni succhiasoldi e la diffidenza aggressiva verso tutto ciò che è
extraisolano, finanziamenti a parte, e ne traessero le logiche
conseguenze. In centosessant'anni, neanche un passo avanti. Non uno.
E Palermo che chiama Italia. Sentire ancora la questione meridionale,
il vittimismo antinordista di ispirazione gramsciana, proprio no, eh?
Basta.
Commenti
Posta un commento